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mercoledì 23 aprile 2025

Navigare verso un futuro più verde: Il progetto WET

In un'epoca in cui la sostenibilità è una delle sfide più urgenti del nostro tempo, ogni settore è chiamato a fare la propria parte per ridurre l'impatto ambientale. Anche quello spaziale. È proprio in questo contesto che nasce il progetto WET – Water-based Electric Thrusters, un’iniziativa innovativa finanziata dal programma Horizon Europe MSCA Staff Exchange, con l’obiettivo di rivoluzionare il modo in cui muoviamo i satelliti nello spazio. E lo fa in modo sorprendente: usando l’acqua.




Un propellente che conosciamo bene: l’acqua
Tradizionalmente, i propulsori dei satelliti utilizzano combustibili chimici o gas rari come lo xeno. Questi materiali, oltre ad essere costosi e difficili da reperire, comportano un notevole impatto ambientale sia nella fase di produzione che di smaltimento. Il progetto WET propone una soluzione tanto semplice quanto geniale: utilizzare l'acqua come propellente nei motori elettrici spaziali.

Sì, proprio l’acqua. Grazie a un processo che la trasforma in plasma (uno stato della materia simile a un gas ma composto da particelle cariche), è possibile generare una spinta sufficiente per manovrare piccoli satelliti in orbita. Questa tecnologia, chiamata propulsione elettrica a base d'acqua, è più pulita, più sicura e molto più sostenibile.

Perché è importante?

L’uso di acqua nei motori spaziali non è solo una curiosità scientifica, ma una scelta strategica per l’ambiente. Ecco alcuni motivi per cui questo progetto è importante:
  • Zero emissioni tossiche: L'acqua è non tossica, non esplosiva e facilmente reperibile. Questo riduce i rischi durante la produzione, il lancio e lo smaltimento.
  • Riduzione dell’impatto ambientale: Eliminando l’uso di materiali inquinanti o pericolosi, si abbassano le emissioni nocive legate all’industria spaziale, un settore in rapida crescita.
  • Riciclabilità nello spazio: In futuro, l’acqua potrebbe essere raccolta direttamente da fonti extraterrestri come la Luna o gli asteroidi, rendendo i viaggi spaziali ancora più autosufficienti e sostenibili.
  • Accessibilità per tutti: L’abbattimento dei costi legati ai propellenti rende la tecnologia spaziale più accessibile, favorendo missioni scientifiche, ambientali e di monitoraggio del clima da parte di piccoli enti e startup green.

Un progetto europeo con uno sguardo globale
Il progetto WET è sostenuto dal prestigioso programma Marie Skłodowska-Curie Actions (MSCA) dell’Horizon Europe, dedicato alla mobilità internazionale e allo scambio di conoscenze tra ricercatori. Questo significa che esperti da tutta Europa (e non solo) stanno lavorando insieme per sviluppare, testare e ottimizzare questi motori a base d’acqua.
È un esempio concreto di come la cooperazione scientifica internazionale possa generare innovazione con un impatto positivo diretto sul nostro pianeta.

Spazio e ambiente: un connubio possibile
Pensare che l’esplorazione spaziale possa diventare un alleato dell’ambiente sembra quasi un paradosso, ma progetti come WET dimostrano che è non solo possibile, ma necessario. In un momento storico in cui anche lo spazio è diventato terreno di riflessione ecologica (si pensi all’inquinamento orbitale o all’energia solare spaziale), tecnologie pulite e sostenibili sono la chiave per una crescita responsabile.

Il progetto WET – Water-based Electric Thrusters rappresenta un passo avanti verso un’industria spaziale più pulita, efficiente e rispettosa dell’ambiente. Utilizzare l’acqua per muoversi nello spazio non è solo un traguardo tecnico, ma anche un messaggio forte: la tecnologia può e deve essere al servizio della Terra, anche quando guarda alle stelle.

domenica 23 marzo 2025

Fusione Nucleare: La Scommessa Globale per un Futuro Senza Emissioni

Mentre il pianeta affronta ondate di calore, scioglimento dei ghiacciai e eventi climatici estremi, la fusione nucleare emerge come una delle poche tecnologie in grado di offrire energia pulita, sicura e praticamente illimitata. La Cina è in prima linea in questa corsa, ma la posta in gioco riguarda l’intera umanità. Ecco come la fusione potrebbe rivoluzionare la lotta alla crisi climatica, tra speranze, ostacoli tecnologici e dilemmi geopolitici.




Cos’è la Fusione Nucleare: Un Miraggio Verde con Ombre da Dissipare
La fusione nucleare replica il processo che alimenta le stelle, fondendo atomi di deuterio e trizio a temperature di milioni di gradi. A differenza della fissione, offre vantaggi cruciali: zero emissioni di CO₂ durante il funzionamento, scorie radioattive che decadono in 50-100 anni (contro le migliaia della fissione), e un combustibile quasi infinito, con deuterio estratto dall’acqua e trizio generabile dal litio.
Tuttavia, non mancano le ombre. Il trizio è radioattivo e richiede manipolazione specializzata, mentre i neutroni rilasciati durante la reazione possono rendere radioattivi i materiali del reattore. Inoltre, sebbene l’IPCC sottolinei la necessità di una fonte stabile per affiancare eolico e solare, gli esperimenti attuali di fusione hanno un bilancio energetico negativo: consumano più energia di quanta ne producano, un paradosso che progetti come ITER e CFETR mirano a risolvere.




La Cina in Azione: Tra Record e Limiti Pratici
La Cina sta guidando la corsa con progetti ambiziosi. Partecipa al progetto ITER in Francia, un esperimento da 30 miliardi di euro che punta a produrre 10 volte l’energia consumata entro il 2035. Tuttavia, i costi mastodontici e i tempi lunghi sollevano dubbi sulla scalabilità.
Parallelamente, il CFETR (China Fusion Engineering Test Reactor) mira a generare 1.500 MW entro il 2040, puntando sull’autoproduzione di trizio. Ma la complessità nel mantenere reazioni stabili rimane un ostacolo, come dimostrano i record del reattore EAST, che nel 2021 ha mantenuto 120 milioni di gradi per 101 secondi: un traguardo impressionante, ma ancora lontano dalla continuità richiesta per uso commerciale.

Oltre la Cina: Cooperazione o Competizione?

La crisi climatica richiede collaborazione, ma la realtà è mista. Gli USA puntano su SPARC, un reattore che promette energia netta entro il 2028, ma molti progetti statunitensi hanno un doppio fine civile-militare, come lo studio di bombe a idrogeno. L’Europa, con DEMO, prevede elettricità entro il 2050, timeline giudicata da molti troppo ottimistica.
Nel frattempo, startup come Helion Energy esplorano metodi alternativi, dalla compressione magnetica a quella a impatto. Tuttavia, la fusione soffre di scarsa flessibilità: le reazioni si estinguono se le condizioni non sono perfette, un limite per reti energetiche dinamiche.

Impatto Ambientale: Numeri Promettenti, Ma il Tempo Stringe
Se realizzata, la fusione potrebbe evitare 7 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno per ogni reattore da 1 GW, ridurre conflitti per risorse (grazie al deuterio marino) e liberare terreni occupati da centrali a carbone. Uno studio di Nature Energy stima che sostituendo il 30% del mix energetico globale entro il 2100, si eviterebbero 500 miliardi di tonnellate di CO₂.
Ma il condizionale è d’obbligo. Per centrare l’obiettivo, servirebbe una diffusione massiccia entro pochi decenni, mentre i tempi di sviluppo attuali – con ITER operativo nel 2035 e CFETR nel 2040 – rischiano di arrivare troppo tardi per invertire la crisi climatica.

Sfide Aperte: Non Solo Tecnologia
Oltre alla complessità ingegneristica, la fusione deve affrontare dilemmi geopolitici e sociali. La competizione USA-Cina rischia di frammentare la ricerca, mentre servirebbero accordi globali per condividere brevetti, come proposto dall’Accordo di Parigi per la Fusione (2022). Senza un fondo internazionale simile al Green Climate Fund, la tecnologia potrebbe diventare un privilegio per Paesi ricchi, escludendo quelli in via di sviluppo.
Inoltre, la produzione di trizio oggi dipende da reattori a fissione, una contraddizione che la Cina cerca di superare con metodi “a ciclo chiuso”. Ma persino questo richiede anni di test.

Conclusioni: Una Corsa Contro il Clima (e Contro Se Stessi)
La fusione nucleare non è una bacchetta magica, ma l’unica tecnologia in grado di conciliare crescita economica e decarbonizzazione. I suoi vantaggi – zero CO₂, scorie limitate, combustibile abbondante – sono controbilanciati da costi stratosferici, complessità ingegneristica e tempi incerti.
La Cina ha acceso la speranza con mega-progetti come ITER e CFETR, ma il vero traguardo sarà raggiunto solo con una cooperazione senza precedenti. Come ricorda Hoesung Lee, presidente dell’IPCC: “La fusione sarà rilevante per il clima solo se verrà sviluppata in tempo. Dobbiamo accelerare, insieme”.
a posta in gioco è chiara: investire in una tecnologia che potrebbe salvare il pianeta, ma solo se il mondo collabora più velocemente di quanto il clima collassi.

giovedì 27 febbraio 2025

ANIMALI DOMESTICI: Scegliere la pettorina per i cani

Per camminare in tranquillità con i nostri amici pelosetti spesso basta solo sceglier l'accessorio giusto per farli sentire sicuri e mantenerli in una buona condizione fisica.
La pettorina rappresenta una valida alternativa al collare, attraverso la sua struttura, infatti, il cane non carica forza sul collo ed evita il rischio di strozzamento, specialmente se l'animale tende a tirare forte quando è a passeggio.

SCEGLIERE LA PETTORINA


In commercio ci sono molti tipi di pettorine, ed è molto importante scegliere quella giusta.
Ovviamente bisogna prima concentrarsi sulle caratteristiche funzionali e solo in un secondo momento si possono fare le scelte di tipo estetico quali il colore o eventuali scritte.
Per quanto riguarda l'aspetto funzionale, in linea generale possiamo identificarne tre tipi di pettorine: il primo tipo tende a stringere la parte davanti del cane, comprese le zampe; il secondo stringe di più sul petto e sul tronco; infine il terzo tipo, poco usato, unisce i due precedenti.

TIPI DI PETTORINE:

Pettorina ad X
C’è la pettorina ad X, fino a qualche anno fa la più comune tra le pettorine. È costituita da un collare e da due strisce di stoffa che passano dietro i gomiti anteriori del cane, per poi ricongiungersi.





E' molto comoda e facile da far indossare però in alcuni casi la pressione che esercita sulle ascelle del cane lo porta a camminare con i gomiti aperti.

Pettorina ad H
La Pettorina ad H (o pettorina per cani romana) non comporta problemi. Essa è costituita da due cerchi di stoffa, uno all’altezza del collo e l’altro sulla parte posteriore del tronco.


E' molto simile ad una imbracatura dalla forma appunto ad h, che va ad essere agganciata attorno al corpo del cane, interessa la parte anteriore dell’animale. Dispone di una sola chiusura (raramente 2) verso l’alto, per rendere più facile e veloce la procedure quando viene indossata dal cane.

Pettorina ad Y (Svedese)
Il modello a Y (anche detto di tipo svedese) è composto da due cerchi di stoffa posizionati uno in verticale, che stringe la pancia, e uno in orizzontale, che stringe il petto.
Questa pettorina è molto facile da indossare, infatti dopo aver fatto indossare al cane il primo pezzo rimane solo da chiudere la clip posta sulla pancia. Il guinzaglio viene agganciato nella parte alta, sull'estremità esterna della pettorina.



E' la più sicura tra le pettorine perché oltre a non avere l'inconveniente del modello a "X" è anche ottima per i cani che tirano o strattonano all'improvviso, questo perché grazie alla sua forma la forza, di un eventuale strattonamento, agisce esclusivamente sul petto, cioè la zona più sicura per evitare danni. Inoltre non incide negativamente sulla postura, né tanto meno nuoce all'andatura del cane.

CONCLUSIONI
Sulla base delle analisi fatte sulle singole pettorine la scelta è da fare tra i modelli a Y o ad H mentre il modello a X è certamente quello da scartare.
Il modello svedese, a Y, è il migliore anche per offrire comfort e senso di libertà, mantenendo al contempo un buon controllo.
Il modello romano, ad H, è da preferire solo nel caso di padroni poco esperti o cani che stanno ancora imparando ad andare al passo.

Dal Blog: I Pelosetti