Nel pieno dell'emergenza climatica globale, con temperature record che si susseguono e fenomeni estremi sempre più frequenti, accade l'impensabile: i media italiani parlano sempre meno di crisi climatica. I dati del 2024 raccontano una storia preoccupante di progressivo silenzio informativo proprio quando l'urgenza di comunicare sui cambiamenti climatici non è mai stata così alta.
Il Crollo Vertiginoso della Copertura Mediatica
Secondo l'ultimo rapporto dell'Osservatorio di Pavia realizzato per Greenpeace Italia, nel 2024 la copertura mediatica della crisi climatica ha subito un tracollo senza precedenti. Le notizie dedicate al clima hanno registrato un calo del 47% sui quotidiani (con una media di appena un articolo ogni due giorni) e del 45% sui telegiornali (in media un solo servizio ogni dieci giorni) rispetto al 2023.
Il quadro è ancora più drammatico se si considera l'evoluzione temporale: nell'ultima parte dell'anno il numero di articoli pubblicati dai principali quotidiani italiani in cui si parla esplicitamente di crisi climatica è diminuito rispetto al quadrimestre precedente, attestandosi a una media di appena 2,5 articoli al giorno. Una cifra irrisoria per una crisi che secondo gli scienziati rappresenta la sfida più grande dell'umanità.
Una Copertura Inadeguata e Deresponsabilizzata
La questione non è solo quantitativa, ma anche qualitativa. Nonostante un'estate flagellata dagli eventi estremi, sui quotidiani e in televisione la crisi climatica continua a trovare poco spazio e viene raccontata dai media italiani come se non avesse responsabili. Questa modalità narrativa contribuisce a deresponsabilizzare sia i decisori politici che i settori economici maggiormente coinvolti nelle emissioni di gas serra.
L'Osservatorio di Pavia ha rilevato che sono diminuite
significativamente le notizie focalizzate sul cambiamento climatico mentre, in proporzione, sono aumentate quelle che lo trattano a margine di altre questioni o si limitano a citarla. Una tendenza che confina la crisi climatica in un ruolo marginale nel dibattito pubblico, proprio quando dovrebbe essere al centro dell'agenda politica e mediatica.
Il Paradosso della Pubblicità Inquinante
Mentre l'informazione climatica diminuisce, cresce paradossalmente la presenza pubblicitaria delle aziende più inquinanti. Si è assistito a un aumento delle pubblicità delle aziende inquinanti sui quotidiani (1.284, contro le 1.229 del 2023). Questo dato evidenzia una contraddizione stridente: mentre i media riducono lo spazio dedicato all'informazione sulla crisi climatica, aumentano gli investimenti pubblicitari di settori che contribuiscono maggiormente alle emissioni.
Le Conseguenze del Silenzio Mediatico
Il progressivo silenziamento mediatico della crisi climatica ha conseguenze concrete sulla percezione pubblica dell'urgenza climatica. Quello che emerge è un dibattito pubblico più focalizzato sui costi economici della transizione che sulla effettiva urgenza di affrontare il riscaldamento globale. Questa distorsione comunicativa rischia di alimentare scetticismo e ritardi nelle politiche necessarie per contrastare i cambiamenti climatici.
Negli anni passati, la copertura mediatica aveva già mostrato segni di inadeguatezza. Nei programmi televisivi di approfondimento si è dato spazio alla crisi climatica in 116 delle 450 puntate monitorate, pari al 26% del totale, in leggero calo rispetto al quadrimestre precedente. Un trend discendente che trova nel 2024 la sua manifestazione più preoccupante.
Un Monitoraggio Necessario
Il lavoro dell'Osservatorio di Pavia per Greenpeace Italia rappresenta un presidio fondamentale per tenere alta l'attenzione sulla qualità dell'informazione climatica. Il monitoraggio esamina come la crisi climatica viene raccontata sui cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa) e sulle edizioni serali dei telegiornali delle reti Rai, Mediaset e La7.
Questa analisi sistematica rivela come l'informazione climatica sia sempre più confinata in spazi marginali, spesso trattata come una questione settoriale piuttosto che come l'emergenza trasversale che effettivamente rappresenta. Il silenzio mediatico sulla crisi climatica non è solo un problema giornalistico, ma una questione democratica che riguarda il diritto dei cittadini a essere informati sulle sfide che definiranno il futuro del pianeta.
La sfida per il mondo dell'informazione è tornare a fare della crisi climatica una priorità editoriale, restituendo a questa emergenza lo spazio e l'attenzione che merita nell'agenda pubblica italiana.
Fonti principali:
Greenpeace Italia e Osservatorio di Pavia - Rapporto annuale su media e clima 2024
Osservatorio di Pavia - Monitoraggio copertura mediatica crisi climatica
Facta - Analisi 2024 su media italiani e crisi climatica
Il Paradosso della Pubblicità Inquinante
Mentre l'informazione climatica diminuisce, cresce paradossalmente la presenza pubblicitaria delle aziende più inquinanti. Si è assistito a un aumento delle pubblicità delle aziende inquinanti sui quotidiani (1.284, contro le 1.229 del 2023). Questo dato evidenzia una contraddizione stridente: mentre i media riducono lo spazio dedicato all'informazione sulla crisi climatica, aumentano gli investimenti pubblicitari di settori che contribuiscono maggiormente alle emissioni.
Le Conseguenze del Silenzio Mediatico
Il progressivo silenziamento mediatico della crisi climatica ha conseguenze concrete sulla percezione pubblica dell'urgenza climatica. Quello che emerge è un dibattito pubblico più focalizzato sui costi economici della transizione che sulla effettiva urgenza di affrontare il riscaldamento globale. Questa distorsione comunicativa rischia di alimentare scetticismo e ritardi nelle politiche necessarie per contrastare i cambiamenti climatici.
Negli anni passati, la copertura mediatica aveva già mostrato segni di inadeguatezza. Nei programmi televisivi di approfondimento si è dato spazio alla crisi climatica in 116 delle 450 puntate monitorate, pari al 26% del totale, in leggero calo rispetto al quadrimestre precedente. Un trend discendente che trova nel 2024 la sua manifestazione più preoccupante.
Un Monitoraggio Necessario
Il lavoro dell'Osservatorio di Pavia per Greenpeace Italia rappresenta un presidio fondamentale per tenere alta l'attenzione sulla qualità dell'informazione climatica. Il monitoraggio esamina come la crisi climatica viene raccontata sui cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa) e sulle edizioni serali dei telegiornali delle reti Rai, Mediaset e La7.
Questa analisi sistematica rivela come l'informazione climatica sia sempre più confinata in spazi marginali, spesso trattata come una questione settoriale piuttosto che come l'emergenza trasversale che effettivamente rappresenta. Il silenzio mediatico sulla crisi climatica non è solo un problema giornalistico, ma una questione democratica che riguarda il diritto dei cittadini a essere informati sulle sfide che definiranno il futuro del pianeta.
La sfida per il mondo dell'informazione è tornare a fare della crisi climatica una priorità editoriale, restituendo a questa emergenza lo spazio e l'attenzione che merita nell'agenda pubblica italiana.
Fonti principali:
Greenpeace Italia e Osservatorio di Pavia - Rapporto annuale su media e clima 2024
Osservatorio di Pavia - Monitoraggio copertura mediatica crisi climatica
Facta - Analisi 2024 su media italiani e crisi climatica