mercoledì 30 dicembre 2020

Buon anno

 Ambiente-Blog augura a tutti un felicissimo 2021



domenica 18 ottobre 2020

Acquario a Taranto? Ma anche NO

 Gli ambientalisti pugliesi sono sul piede di guerra dopo la dichiarazione del premier Giuseppe Conte riguardante la costruzione di un acquario a Taranto

Infatti fra i 557 progetti presentati dai Ministeri per la divisione dei 209 miliardi di euro del Recovery Fund europeo, destinato alla ripresa del nostro Paese dopo l’emergenza sanitaria Covid-19 c’è anche quello della costruzione di un acquario denominato “green” nella città jonica, presso la banchina ex  Torpediniere.



Andrea Casini, responsabile nazionale LAV Area Animali Esotici ha dichiarato alla stampa: “vi è incredibilmente anche quello del Ministero del Sud per la costruzione di un acquario, definito chissà perché “green”, nel porto di Taranto, per il quale sono stati richiesti 50 milioni di euro“ – prosegue Casini - “L’idea di costruire un’ennesima prigione per animali con la scusa del turismo e dell’occupazione è fuori dal tempo e disperderebbe risorse importanti e serie per una città che ha bisogno di aria pulita e di rilanciare il proprio mare, che da alcuni anni ha ripreso a ospitare delfini in libertà”.

Rosj Savino, responsabile per la sede di LAV a Taranto ha dichiarato:"Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (con delega alla programmazione economica e agli investimenti), Mario Turco ci ha rassicurato informalmente, preannunciando che il progetto non riguarda un acquario fisico, ma sarà lo specchio d'acqua del Mar Piccolo ad esserlo, con collocazione della fauna marina in difficoltà, con un centro di ricerca e progetti dedicati alla disabilità,invitandoci a leggere il progetto dettagliato di tale iniziativa, a conferma di quanto da lui affermato. Ma noi ad oggi non siamo riusciti a trovare nulla di dettagliato, né sui siti ufficiali né tra i suoi comunicati".

"Sono convinta, come tantissimi altri cittadini, che a Taranto servano degli investimenti molto più concreti e condivisi con la cittadinanza, e non il classico slogan panem et circenses, che vede un immane impiego di risorse pubbliche, la sofferenza di esseri viventi e soprattutto la costruzione di un qualcosa di inutile che è chiaramente già destinato a diventare la prossima "cattedrale nel deserto", prosegue Savino.

LAV confida nella sensibilità del Presidente Conte sui temi in questione e gli chiede di non sottoscrivere l'accordo relativo a questa allocazione, escludendo l'acquario dai progetti presentati. 

"Chiediamo inoltre al Sottosegretario Turco di darci delle prove reali sul fatto che questo progetto non preveda la costruzione di un "acquario" (benché dal nome del progetto, nulla lasci pensare ad altro) e quindi non sia l'ennesimo progetto obsoleto prima ancora di esser compiuto, che prevede lo sfruttamento e la sofferenza di animali", conclude Savino.

La città di Taranto si merita un rilancio turistico ed economico innovativo che veda in atto strategie realmente "green" e di rispetto dell'ambiente e degli animali.

Fonte: LAV 

giovedì 17 settembre 2020

Nuovo ARTICO e cambiamenti climatici

Gli scienziati parlano spesso di un "nuovo Artico" per descrivere il paesaggio in rapida evoluzione della regione. Le temperature stanno salendo alle stelle, il ghiaccio marino sta diminuendo e molti esperti ritengono che l'estremo nord si stia rapidamente trasformando in qualcosa di irriconoscibile.
Una nuova ricerca conferma che sta effettivamente emergendo un nuovo sistema climatico artico. 




In effetti, alcuni aspetti del clima artico sono già cambiati al di là di qualsiasi situazione la regione abbia vissuto nel secolo scorso. L'estensione del ghiaccio marino si è ridotta del 31% dall'inizio del record satellitare nel 1979. I modelli di copertura del ghiaccio oggi sono scesi oltre i limiti di qualsiasi cosa sarebbe stata possibile solo pochi decenni fa.

Entro la fine del secolo, se le temperature globali continueranno a salire incontrollate, anche altri elementi chiave del clima artico, comprese le temperature dell'aria e i modelli di precipitazione, potrebbero essere profondamente diversi dal precedente "normale" del XX secolo.

I coautori dello studio Laura Landrum e Marika Holland, ricercatori del National Center for Atmospheric Research in Colorado, hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Nature Climate Change . Lo studio, dicono, è tra i primi ad esaminare i tempi del nuovo Artico emergente - il punto in cui le condizioni climatiche cadono anche al di fuori dei confini più estremi di ciò che prima era "normale" - sia sul mare che sulla terra.

"I cambiamenti sono così rapidi e così grandi che l'Artico si è riscaldato in modo così significativo che la sua variabilità di anno in anno si sta muovendo al di fuori dei limiti delle fluttuazioni passate, segnalando una transizione verso un nuovo clima", ha detto Landrum a E&E News.

Landrum e Holland hanno utilizzato grandi insiemi di modelli climatici per studiare come è cambiato il clima artico nel secolo scorso e quali tipi di cambiamenti potrebbero essere in serbo nei prossimi 100 anni. Guardando al futuro, si sono concentrati su un grave scenario climatico ipotetico, una traiettoria che molti scienziati considerano lo scenario peggiore se le società umane non fanno nulla per frenare le loro emissioni di gas serra.

I ricercatori hanno esaminato specificamente i cambiamenti nell'estensione del ghiaccio marino artico, nelle temperature dell'aria e nei modelli di precipitazione.

Il ghiaccio marino, hanno scoperto, è già diminuito oltre i limiti di tutto ciò che sarebbe stato visto anche pochi decenni fa. In altre parole, almeno un segnale del nuovo Artico - guidato dal cambiamento climatico - è già emerso.

E il calo del ghiaccio marino peggiorerà solo con il passare del tempo. Nello scenario climatico estremo, l'estensione del ghiaccio marino estivo scenderà al di sotto di 1 milione di chilometri quadrati - una soglia così bassa che la maggior parte degli scienziati considerano l'Oceano Artico "senza ghiaccio"  - al più tardi nel 2070 e potenzialmente decenni prima.

È probabile che le temperature dell'aria superino la soglia entro la metà di questo secolo, con le temperature in caduta che cambiano più velocemente. I cambiamenti nelle precipitazioni, ovvero il passaggio dalla neve alla pioggia, rappresenteranno poco dopo un nuovo Artico.

Ciò ha senso, considerando il modo in cui sono collegati i diversi aspetti del sistema climatico artico.

Il ghiaccio marino può avere un effetto profondo sulle temperature artiche. Il ghiaccio ha una superficie brillante e riflettente che aiuta a diffondere la luce solare lontano dalla Terra. Lo spesso ghiaccio marino aiuta anche a isolare l'oceano, intrappolando il calore sotto la superficie in inverno e impedendogli di fuoriuscire nella fredda aria artica.

Man mano che il ghiaccio marino si assottiglia e scompare, l'oceano è in grado di assorbire più calore in estate. E in inverno, quel calore riesce a sfuggire e riscaldare l'atmosfera.

"Ti aspetteresti che il ghiaccio abbia un ruolo nel riscaldare la temperatura a causa di questi feedback", ha detto Landrum.

L'aumento delle temperature, a sua volta, aiuta ad accelerare il passaggio dalla neve alla pioggia.

I risultati confermano che un nuovo Artico sta già emergendo e che se le temperature globali continuano a salire al loro ritmo attuale, la trasformazione in un sistema climatico irriconoscibile potrebbe essere completata prima della fine di questo secolo.

È un chiaro segno che il cambiamento climatico non è un problema per il futuro: sta già radicalmente rimodellando il pianeta oggi. È anche una grande preoccupazione per l'ecosistema artico e le comunità umane che fanno affidamento su di esso.

Un nuovo Artico sarà più caldo, più piovoso e sostanzialmente meno ghiacciato. Gli animali che erano comuni possono scomparire, mentre nuove specie possono trasferirsi per prendere il loro posto. Le opportunità per la caccia e la pesca sul ghiaccio marino potrebbero diminuire. Le spedizioni nell'Oceano Artico potrebbero aumentare in modo significativo con la scomparsa del ghiaccio.

Nel frattempo, la pianificazione per i disastri può essere un compito sempre più difficile.

I pianificatori comunitari spesso progettano infrastrutture, fatte per durare un certo numero di anni o resistere a un certo livello di stress, guardando le osservazioni meteorologiche del passato. Ma mentre il clima artico si trasforma, il passato non è più utile per predire il futuro.

Sebbene lo studio fornisca una triste istantanea di un possibile futuro, non è necessariamente inevitabile. Altri studi hanno indicato che uno scenario climatico più moderato, uno in cui le nazioni del mondo ridurranno sostanzialmente le emissioni di gas serra nei prossimi decenni, potrebbe arrestare o impedire alcuni di questi cambiamenti.

Ma la ricerca dimostra che è necessaria un'azione immediata.

"Per coloro che vivono nell'Artico, che si tratti di esseri umani, animali, piante, il cambiamento climatico non è qualcosa in futuro", ha detto Landrum. "È qualcosa che sta accadendo ora."



Articolo apparso su SCIENTIFIC AMERICAN

domenica 19 aprile 2020

La natura ai tempi del coronavirus

Bellissimo video del TG COM 24








domenica 15 marzo 2020

Gli animali domestici e il coronavirus

Gli animali da compagnia non diffondono il Covid-19




Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo Coronavirus. Lo dicono tutte le autorità sanitarie mondiali, ricordando una misura di ordinaria igiene: lavarsi le mani con acqua e sapone dopo ogni contatto con il proprio animale domestico

Marco Melosi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) dichiara che: «L’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE) ha dichiarato che non ci sono prove che gli animali domestici abbiano un ruolo nella diffusione di questa malattia umana o che si ammalino di Covid-19. Anche le nostre autorità sanitarie lo vanno ripetendo e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha persino fatto un myth bustering per contrastare false credenze».


Spiega Nicola Decaro, ordinario di malattie infettive degli animali domestici all’Università di Bari: il fatto che il Covid-19 abbia un’origine animale non vuol dire che i pet siano contagiosi. «Si pensa derivi dal coronavirus dei pipistrelli, ma non è stato ancora dimostrato scientificamente», precisa l’infettivologo. «Ma oggi bisogna preoccuparsi del contagio tra esseri umani. Ormai il virus è adattato all’uomo e si trasmette in maniera efficiente da uomo a uomo». In sintesi: «È più pericolosa una stretta di mano tra persone che una carezza a un animale».

mercoledì 12 febbraio 2020

Gennaio 2020: il più caldo di sempre

Molto sopra la media, le temperature di gennaio 2020 confermano  il trend negativo degli ultimi anni



Il gennaio 2020 è stato il più caldo mai registrato in Europa superando di 0.03 gradi il record della temperatura raggiunto nel gennaio 2016 e superando di ben 3,1 gradi la media della temperatura dei mesi di gennaio del periodo 1981 – 2010.

I dati sono stati diffusi dal Copernicus Climate Change Service (C3S) che ha condotto l’analisi insieme al Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf) per conto dell’Unione Europea.



La causa di questi aumenti è da attribuirsi alla forte attività del vortice polare che ha spostato masse di aria calda di provenienza sub-tropicale verso l'Europa, anche alle latitudini settentrionali, infatti, la situazione peggiore si è registrata proprio nel nord del continente. In Norvegia e in Russia la temperatura è aumentata di circa 6 gradi (rispetto alla media degli ultimi 30 anni), arrivando, addirittura, il 2 gennaio a Sunndalsora in Norvegia ha superare di 25 gradi la media storica. A Mosca e a San Pietroburgo la media di gennaio per la prima volta ha superato gli zero gradi con punte di quasi 10 gradi.

Il Copernicus Climate Change ha registrato anomalie anche a livello delle precipitazioni. In Europa il gennaio 2020 è stato meno piovoso della media, salvo alcune eccezioni rappresentate da Norvegia, Penisola Iberica e Francia, zone queste ultime coinvolte a più riprese da situazioni anche alluvionali. Mentre, nell’emisfero meridionale del pianeta diversi Paesi, tra cui, il Madagascar e il Mozambico, hanno registrato piogge molto più frequenti. Inoltre, con la sola eccezione di Oslo che ha visto la neve proprio il 31, per la prima volta in assoluto in gennaio molte città come Stoccolma ed Helsinki sono state totalmente prive di neve misurabile.



Per quanto riguarda i Poli, sia l'Artide che l'Antartide hanno dovuto fare i conti con coperture di ghiaccio sotto la media del periodo di riferimento.

Analizzando il 2019, il C3S ricorda che è stato l'anno più caldo di sempre in Europa: i dati evidenziano che le temperature sono state di oltre 1,2 gradi sopra la media del trentennio 1981 - 2010.

mercoledì 22 gennaio 2020

Un secolo di riscaldamento globale in time-lapse

L’impressionante video della Nasa che mostra più di un secolo di riscaldamento globale in time-lapse




Questo video della NASA mostra l'impressionante accelerazione del riscaldamento climatico sul pianeta. Le analisi della temperatura della NASA incorporano misurazioni della temperatura superficiale da oltre 20.000 stazioni meteorologiche sparse per il globo. Dal 1880 la temperatura media globale della superficie è aumentata e ora la differenza è di oltre 1°C rispetto alla fine del XIX secolo.

Si nota dal video che all'inizio non ci sono variazioni rilevanti, viceversa subisce una forte accelerazione verso meta video arrivando alla fine a colorare quasi tutta la terra di arancione e rosso.

Secondo le analisi indipendenti della NASA e della National Oceanic and Atmospher Administration (NOAA), le temperature della superficie globale della Terra nel 2019 sono state le seconde più calde da quando è iniziata la moderna registrazione nel 1880. A livello globale, le temperature del 2019 sono state secondo solo a quelli del 2016 continuando la tendenza al riscaldamento a lungo termine del pianeta: gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi degli ultimi 140 anni. L'anno scorso, erano 1,8 gradi Fahrenheit (0,98 gradi Celsius) più caldi rispetto alla media del 1951-1980, secondo gli scienziati del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA a New York. "Il decennio appena concluso è chiaramente il decennio più caldo mai registrato", ha dichiarato il direttore del GISS Gavin Schmidt. "Ogni decennio dagli anni '60 è stato chiaramente più caldo di quello precedente."