giovedì 23 dicembre 2021

Buone feste 2021

 Auguri e buon riciclo



martedì 14 dicembre 2021

Gigliola la piccola di Muflone rimasta sola



Lo scorso 30 novembre gli abbattimenti sono stati fermati e alcuni mufloni sono stati portati via perché considerati una specie non autoctona. Tra i mufloni allontanati c'erano anche alcuni esemplari femmina e molto probabilmente una di loro è la madre di Gigliola (questo il nome che le hanno dato gli abitanti dell'isola) una cucciola di muflone che vaga sull’Isola del Giglio in cerca del suo gregge. Secondo il veterinario del Centro Recupero Ricci La Ninna, Massimo Vacchetta, "difficilmente la piccola vedrà la primavera senza il sostegno della sua mamma e del suo gregge, perché i piccoli di muflone, come tutti gli ungulati, restano vicini e dipendenti dalle proprie mamme per lungo tempo, anche molti mesi dopo lo svezzamento".



Al momento ci sono numerosi appelli per ricongiungere la piccola alla madre.

lunedì 29 novembre 2021

I mufloni del Giglio per ora sono salvi

Grazie alla forte mobilitazione degli ambientalisti l' operazione di abbattimento dei mufloni sull’isola del Giglio è stata fermata. Questo l’esito del confronto e dell’accordo tra il presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri, e l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, dove sono state individuate soluzioni alternative per la salvaguardia della vita di tutti i mufloni sull’isola.

Le possibili soluzioni allo studio sono due: il trasferimento degli animali in aree faunistiche dove sia loro garantita un’adeguata condizione di benessere, oppure la permanenza dei mufloni sull’isola, ma in uno spazio recintato per limitarne l’impatto.



L’associazione Save The Giglio fa sapere “Sebbene questa notizia ufficiosa rappresenti un positivo sviluppo, non possiamo abbassare la guardia. Accordi ufficiosi non sono sufficienti a garantire che l’Ente Parco riveda gli obiettivi del progetto Life LetsGoGiglio. L’eradicazione del muflone gigliese tramite anche l’abbattimento, rappresenta infatti un obbligo legale e contrattuale dell’Ente Parco nei confronti del Ministero della Transizione Ecologica e della Commissione Europea che co-finanziano il progetto LIFE per un totale di circa 1.6 milioni di euro (dei quali circa 380.000 sono destinati all’eradicazione del muflone dall’isola). L’unica garanzia può essere data dalla revisione delle azioni e degli obiettivi del progetto Life LetsGoGiglio, previa l’approvazione del Ministero e della Commissione Europea. L’obbiettivo per noi è sempre stato e continuerà ad essere la preservazione del muflone sull’Isola, nel Promontorio del Franco e la sua traslocazione solo ed esclusivamente quando la popolazione supererà il numero massimo stabilito da esperti indipendenti in base a studi condotti al Giglio, fino ad ora ignorati dall’Ente Parco nonostante gli appelli degli scienziati (tra cui l’Ordine Nazionale dei Biologi).”

Quindi ad oggi questa brutta storia, nonostante le notizie positive, non si è ancora conclusa.

domenica 21 novembre 2021

Salviamo i mufloni dell'isola del Giglio

Da lunedì 22 novembre “tiratori scelti” arriveranno sull’isola per sterminarli.






L’ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano tradisce così tutte le rassicurazioni fatte alle varie associazioni a seguito della precedente protesta.
Dopo aver fatto credere di aver optato per una soluzione rispettosa della vita sull'isola, passa invece, repentinamente, alla fase degli abbattimenti.

«Il governo fermi immediatamente la mattanza sistematica dei mufloni dell’isola del Giglio, in programma a partire da lunedì». Lo chiede Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli Animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che contesta alla radice le previsioni del progetto “Letsgo Giglio”, incredibilmente voluto dall’ente parco Arcipelago toscano e finanziato con 1,6 milioni di euro dai cittadini italiani ed europei, ma «assurdo, pieno di incongruenze», non fondato «su specifiche indagini scientifiche» e avversato perfino dagli agricoltori in teoria «danneggiati» dai mufloni. Una petizione promossa dal comitato «Save Giglio» ha raccolto in breve tempo quasi 5 mila firme.

Nonostante le intese con il Parco affinché non si procedesse agli abbattimenti, nonostante la disponibilità nostra e di altri enti ad accogliere i mufloni eventualmente catturati, il Parco va avanti con il suo piano per far scomparire anche l’ultimo esemplare di muflone.
Cerchiamo di opporci da sempre alle politiche di eradicazione volte a eliminare gli animali definiti “alieni invasivi”, come ad esempio le nutrie o gli scoiattoli grigi.
Riteniamo che la ricchezza della biodiversità vada tutelata indipendentemente dalla provenienza delle specie. La sterilizzazione o l’istituzione di riserve dove lasciare questi animali liberi e in pace sono alternative all’uccisione, per una soluzione rispettosa della vita nell’isola.
Insieme ai rifugi della Rete dei Santuari di Animali Liberi avevamo anche dato disponibilità all’ente Parco a coordinare un piano di affidamento dei mufloni in rifugi, dove vivere al sicuro.

In parallelo, dal 2018, corre un altro progetto, che consiste nel catturare i mufloni in gabbie disseminate nei boschi e portarli via, sia dal Giglio che dall'Elba, in un luogo sicuro in Maremma, a Semproniano (Grosseto), nel Centro di Recupero dove si trovano più di 100 animali salvati da allevamenti intensivi, circhi, traffico illegale e vivisezione.

qualche giorno fa alcune associazioni hanno inviato una diffida al Parco affinché vengano bloccate le uccisioni in programma per lunedì e si percorrano strade etiche e civili.

Dopo il Giglio, toccherà alle altre isole. Il piano dell’Ente Parco prevede infatti la cattura e l’uccisione dei mufloni in tutto l’arcipelago toscano."



Per fermare tutto questo abbiamo bisogno di te.
Esprimi il tuo dissenso.
Abbiamo solo un giorno per fermare lo sterminio dei mufloni.


A: parco@islepark.it, direzione@islepark.it, help.cse@regione.toscana.it, urp@regione.toscana.it, direttoregenerale@regione.toscana.it, comuneisoladelgiglio@pcert.it, angelo.salsi@ec.europa.eu
CC: urp@mite.gov.it, MATTM@pec.minambiente.it

OGGETTO: Interruzione immediata abbattimento dei mufloni sull’Isola del Giglio


Salve,
con la presente, chiedo di bloccare immediatamente l’inizio delle procedure di abbattimento dei mufloni dell’isola del Giglio previste per questo lunedì 22 novembre.
La biodiversità e la contaminazione sono una risorsa e una ricchezza da tutelare e preservare, non eliminare in modo cruento.
Quanto intendete attuare è inaccettabile, anacronistico e profondamente ingiusto.
Ci sono alternative come la sterilizzazione o l’istituzione di riserve ove lasciare questi animali liberi e in pace.
O, in ultima analisi, chiedo di proseguire, come dichiarato alle associazioni, con le catture e traslocazioni degli animali senza arrecare loro alcun danno,
Mi aspetto che l’Isola del Giglio, l’Ente Parco e la Regione Toscana intraprendano strade diverse, etiche e civili, degne di luoghi che sono culla della civiltà, della cultura, della bellezza.


Nome e Cognome


mercoledì 3 novembre 2021

Occhiali dalla plastica riciclata

The Ocean Cleanup, l'organizzazione no-profit olandese che dal 2019 ripulisce gli oceani dalla plastica, in collaborazione con il famoso designer Yves Béhar e con l’italiana Safilo ha messo in commercio degli occhiali realizzati interamente da materiale riciclato proveniente dal mare.



Gli occhiali sono realizzati in plastica iniettata riciclando il materiale recuperato dalla Great Pacific Garbage Patch (GPGP) grazie a un processo rivoluzionario che riesce a lavorare diversi tipi di plastiche che di solito risultano molto difficili da recuperare insieme, trasformandole in un prodotto di alta qualità.



In realtà è stata una vera sfida”, afferma Boyan Slat, CEO e fondatore di Ocean Cleanup. “Il materiale raccolto è misto: metà sono reti da pesca, l’altra metà sono oggetti più rigidi, come bottiglie e casse. Quindi trasformare tutto questo in un materiale utilizzabile è stato un bella sfida. Quando abbiamo annunciato che l’avremmo fatto alla fine dell’anno scorso, non sapevamo se avremmo potuto farlo (…) abbiamo dovuto creare una catena di approvvigionamento completamente nuova, perché si tratta di un materiale che non è mai stato lavorato prima“.


"Sono veramente orgoglioso di questo progetto che abbiamo sviluppato insieme a The Ocean Cleanup", ha dichiarato Angelo Trocchia, amministratore delegato di Safilo. "Siamo molto contenti di aver unito le forze con Safilo per sviluppare assieme questo primo prodotto dai rifiuti plastici”, ha detto Slat, “La collaborazione con Safilo si è dimostrata cruciale nel trasformare la plastica che abbiamo rimosso dall'oceano in un prodotto utile e durevole. Il ricavato delle vendite ci aiuterà a finanziare la nostra missione, e ci auguriamo che questi occhiali siano anche un mezzo per continuare a sensibilizzare sull'urgenza di rimuovere i rifiuti plastici dai nostri oceani".

Secondo un calcolo dei ricercatori olandesi, il materiale utilizzato per ogni paio di occhiali corrisponde alla pulizia di una porzione di oceano equivalente a circa 24 campi da calcio; in totale, quindi, l'intera limited edition contribuirà alla pulizia di circa 500mila campi da calcio nella Gpgp.

Il 100% dei profitti sarà reinvestito per proseguire la missione di clean-up.

Link utili: 

lunedì 16 agosto 2021

Riconoscimento Unesco per alcune faggete vetuste italiane

     Il MiTe (Ministero della Transizione ecologica) ha reso noto che, in occasione dei lavori tenutisi a Fuzhou in Cina, la 44/a sessione del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco ha proclamato oltre 8.000 ettari di foreste italiane come patrimonio mondiale dell'umanità a dimostrazione della ricchezza e dell'unicità degli ecosistemi naturali del nostro Paese. Nello specifico la commissione ha riconosciuto "i caratteri ecologici peculiari delle faggete vetuste del “Pollinello” nel Pollino, della “Valle Infernale” in Aspromonte e di ‘Pavari’ e ‘Sfilzi’ sul Gargano.





    In una nota il MiTe ha spiegato: “L’Unesco estende oggi il più grande e articolato sito e network forestale sul piano continentale di cui l’Italia è assoluta protagonista, a dimostrazione delle eccellenze del nostro patrimonio naturalistico e delle conoscenze diffuse (…) dei nostri forestali”, “L’Italia - aggiungono dal Ministero – è tra i pochi Paesi ad aver ottenuto, dall’organismo di valutazione prima e dal comitato Unesco oggi, un giudizio pienamente favorevole su tutte le estensioni proposte, senza raccomandazioni specifiche sulla relativa gestione o sullo stato di conservazione”.

    Il riconoscimento conseguito dall’Italia – spiega il Ministero – “suggella l’iniziativa internazionale che ha avuto il coordinamento operativo del Parco nazionale Lazio, Abruzzo e Molise, in cooperazione con altri Paesi europei (Bosnia-Erzegovina, Francia, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Repubblica ceca, Serbia, Slovacchia, Svizzera), per l’estensione del sito transnazionale naturale delle Antiche faggete d’Europa. L’estensione, infatti, ha permesso l’inclusione nel sito seriale Unesco di ecosistemi forestali mediterranei dominati dal faggio collocati nei settori più meridionali (Aspromonte), oro-mediterranei /subalpini (Pollino) e di più a bassa quota (Sfilzi) della rete delle ‘Faggete vetuste d’Europa'”. Grazie all’azione di tutela “garantita dalle riserve integrali dei parchi nazionali in stretta sinergia con i Carabinieri forestali – conclude il ministero – in queste faggete si conservano inalterati i cicli naturali della vita degli alberi che rendono la foresta vetusta più resistente ai cambiamenti globali: queste foreste rappresentano, infatti, veri e propri laboratori naturali dove vivono alberi adattati a superare estati calde siccitose contribuendo così alla mitigazione del cambiamento climatico”.

domenica 18 luglio 2021

Un terribile incendio ha distrutto l’oasi WWF di Saline Joniche

Nella notte tra il 16 e il 17 luglio anonimi piromani, hanno appiccato il fuoco nell'Oasi WWF area SIC – (Sito d’Importanza Comunitaria), famosa per il nidificamento dei fenicotteri rosa . Tutto è stato distrutto dalle fiamme. L’oasi è diventata un cumulo di cenere e l’area greco calabra perde uno dei pochi centri naturali rimasti.

Il disastro ambientale è stato documentato da Federico Curatola, Presidente del Centro Studi Enrico Costa. L’incendio, scoppiato nella notte, è proseguito anche nel corso della mattina del 17 luglio.


Il Pantano oltre ai fenicotteri rosa, ospita falchi di palude, varie specie di anatre, aironi, cavalieri d’Italia ed altre specie di animali. L’oasi sorge a Saline Joniche in provincia di Reggio Calabria, ed è costituita da due laghetti di acqua salmastra, unici sopravvissuti dalla bonifica di un' antica salina prosciugata negli anni ‘70.




Fonti: Federico Curatola/Facebook

sabato 24 aprile 2021

Copenaghen pianterà centinaia di alberi da frutto nella città

L’amministrazione pubblica di Copenaghen ha deciso di piantare centinaia di alberi da frutto per la città, rendendo fruibile gratuitamente i frutti a tutti i cittadini: mele, pere, mirtilli e molto altro adorneranno la bella città danese aumentando il già ricco verde urbano.



L’attualissima idea di Copenaghen è sicuramente il miglior modo possibile per riprendersi gli spazi cittadini inglobati dal traffico e dal cemento e riavvicinare la gente ai sapori e ai cibi naturali, i cittadini, infatti, possono cogliere liberamente la frutta fresca direttamente dalle piante quando passeggiano o vanno al lavoro.

Le piante da frutto sono state scelte con cura, infatti, sono alberi di mele e arbusti di more e mirtilli locali che crescono nelle riserve naturali del Paese, come nell’Amager Nature Park; inoltre le piante sono state inserite in posti accessibili quali parchi cittadini e aree gioco dei bambini.



Tra i promotori dell’iniziativa c’è la consigliera comunale Astrid Aller, che ha dichiarato:

“Molti cittadini non hanno un giardino e non possono insegnare ai propri figli come con la natura si può convivere per trarre beneficio e migliorare la propria alimentazione.

Inoltre, vogliamo che la città sia un luogo da vivere, non uno spazio in cui muoversi solamente per cercare parcheggio. Con spazi pubblici dove sentirsi bene, come a casa; che diano un senso all'idea di bene collettivo”.

In Danimarca la pratica di poter usufruire gratuitamente della frutta sugli alberi non è una novità, anzi, già nel medioevo i cittadini potevano raccogliere erbe spontanee, frutta e verdura sia dalle terre pubbliche sia dalle colture private che si trovavano ai bordi delle strade e dei sentieri.


martedì 23 febbraio 2021

Le mucche di Chernobyl

Oltre trenta anni fa nell’aprile del 1986, a causa di alcune manovre umane errate, scoppiò il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina. Fuoriuscirono radiazioni ben 400 volte più potenti di quelle sprigionate dalla bomba esplosa a Hiroshima.

Reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl


Le città di Chernobyl e Pripyat e le campagne circostanti furono immediatamente evacuate, da quel giorno la cosiddetta “zona rosa” intorno alla centrale è completamente disabitata diventando uno dei pochi luoghi al mondo forzatamente selvaggi dove l'uomo si reca raramente.

Quando gli abitanti sono scappati, hanno abbandonato ogni cosa: casa, auto, vestiti, ricordi e, in campagna, tutti gli animali.

Questa fuga da un punto di vista scientifico ha creato una situazione molto interessante perché in una zona molto ampia è stato possibile studiare i comportamenti di piante e animali in totale libertà e in assenza dell’uomo.

Le mucche abbandonate dai contadini si sono spontaneamente riunite in una mandria, come rilevato già nel 2017 dai ricercatori della Chernobyl Radiation and Ecological Biosphere Reserve; gli scienziati hanno prima spostato la mandria all’interno di una riserva zoologica (sempre dentro la zona rossa) e da lì hanno subito iniziato a monitorare e studiare i comportamenti dei bovini.



Oggi, dopo tre anni di ricerca hanno divulgato le loro scoperte: hanno notato situazioni tipiche degli animali selvatici e quindi anomale per dei bovini da fattoria.

Le mandrie selvatiche agiscono con regole ben strutturate inoltre devono adattarsi al clima e proteggere i membri più deboli dai predatori. I bovini di Chernobyl hanno acquisito questi comportamenti, infatti, si è notato che sono molto più resistenti al freddo, i vitelli più giovani trovano posto tra un toro e le mucche anziane per proteggersi dai lupi e il toro che guida la mandria non scaccia i giovani maschi che rimanendo nel gruppo aiutano a proteggere il gruppo dai predatori a patto che non mettano in discussione la leadership del capo mandria.

Questi animali, in questa fase di inselvatichimento, sono stati paragonati agli uro che possono essere considerati gli antenati dei buoi estinti alcuni secoli fa, L’ultimo esemplare avvistato, una femmina, morì per cause naturali nel 1627 in Polonia. A mettere fine a questa specie sono state diverse cause: la caccia umana, l’avanzamento dei terreni agricoli nelle zone selvatiche e le malattie trasmesse dal bestiame domestico. La causa della loro scomparsa va fatta risalire alla caccia e al declino delle foreste.

La “mandria spontanea” e gli altri animali della riserva zoologica di Chernobyl ci permettono di studiare situazioni che in nessun altro modo avremmo potuto vedere in natura. Gli specialisti continuano a osservare i comportamenti di questi animali aggiungendo sempre nuovi dati che continuano a sorprendere.

FONTE: AMBIENTE BLOG

lunedì 11 gennaio 2021

Smartphone ricondizionati

Sta esplodendo in tutto il mondo il business degli smartphone ricondizionati, tanto che anche i produttori stessi hanno iniziato ad interessarsi al fenomeno. 




Cosa sono esattamente gli smartphone ricondizionati?

Sono telefonini usati che vengono acquistati da aziende specializzate che poi li rivendono a prezzi molto ribassati; gli smartphone vengono sottoposti ad una attenta analisi attraverso dei test (spesso molto rigidi) che mettono a nudo ogni più piccolo componente esaminandone lo stato e la qualità. Le aziende più grandi garantiscono il risultato di questi test attraverso dei protocolli certificati anche a livello internazionale. In definitiva vengono controllati la durata e la qualità della batteria, la memoria, i chips interni, il display, la fotocamera e la parte estetica della scocca controllando la presenza di eventuali graffi o ammaccature. Tutti i componenti che non superano il test vengono sostituiti e viene creato uno smartphone “ricondizionato” cioè usato ma pari al nuovo.

La qualità di questi telefonini rimessi a nuovo viene comunicata attraverso una dettagliata valutazione finale. Purtroppo ci sono anche aziende più piccole che non sempre rispettano i protocolli di qualità dichiarati, però in linea di massima c’è molta serietà in questo nuovo settore.

Il crescente business dei ricondizionati si muove soprattutto on line attraverso siti specifici: CertiDeal, BlackMarket, Joojea, Rebuy, Refurbed, Ricompro,Swappie, Trendevice. Ma anche delle sezioni specifiche in Amazon, eBay, ePrice, MediaWorld, o dallo stesso sito di Apple.

Oltre all’evidente risparmio economico acquistare smartphone ricondizionati aiuta molto l’ambiente; infatti è stato calcolato che si taglia fino all’84% del debito ambientale in termini di CO2 rispetto all'acquisto di uno nuovo (56 chili di CO2 contro i 9 chili per il ricondizionato) intendendo il ciclo completo che va dall'estrazione delle materie prime all'assemblaggio, consentendo anche di recuperare componenti preziosi quali le terre rare: elementi questi che appartenenti alla lista stilata dalla Commissione Europea “il CRMs (Critical Raw Materials)”, cioè tutte quelle materie prime essenziali e con un elevato rischio di approvvigionamento ma al tempo stesso insostituibili a causa delle loro proprietà specifiche.

Secondo il rapporto "The Global E-waste Monitor 2020" nel 2019 si sono create oltre 53 tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (il Raee), ma solo 9,3 tonnellate sono state recuperate in modo legale, le 43 tonnellate restanti sono state smaltite illegalmente nelle discariche, spesso situate nei paesi più poveri, creando danni enormi all’ambiente circostante e alle falde acquifere.

Il recupero delle terre rare e di altri minerali è doppiamente positivo perché oltre ad evitare di buttarle nelle discariche evita di estrarle dalle miniere che sono quasi sempre gestite in modo illegale. Basti pensare che L’ADME, l’agenzie per l’ecologia Francese, ha calcolato che per produrre un display di soli 5 pollici è necessario estrarre oltre 200 kg di rocce.

Il Coltan ad esempio che serve ad ottimizzare il consumo di energia nei chip viene estratto nella Repubblica democratica del Congo in miniere controllate dal crimine organizzato e da milizie armate che sfruttano la manodopera minorile ridotta in schiavitù e usano il ricavato per acquistare nuove armi.

L’elettronica di consumo è un settore che per motivi di marketing produce sempre prodotti nuovi, condizionando il consumatore ad acquistare l’ultimo modello e buttare il vecchio anche se è ancora funzionante. In questo modo si producono sempre nuovi rifiuti; viceversa chi acquista un vecchio modello di telefonino ricondizionato è meno soggetto alle lusinghe del marketing e, secondo molte indagini indipendenti, tende ad usarlo per un periodo più lungo generando quindi meno rifiuti.

La vera svolta, però, per combattere l'e-waste si avrà quando si riuscirà ad imporre alle aziende produttrici di eliminare l’obsolescenza programmata, cosa non semplice visto che ad oggi non si riesce neanche ad imporre gli accessori universali quali cuffie o caricatori sia tra i diversi device che anche tra i device uguali ma di ditte concorrenti. Molte associazioni chiedono oggi la possibilità di aggiornare i software per ritardare l'obsolescenza tecnologica ed evitare la non compatibilità con le nuove versione di app, la possibilità di ampliare la memoria, sostituire la batteria e rendere semplice ed economico fare le riparazioni più frequenti.

FONTE: AMBIENTE BLOG