sabato 30 novembre 2019

Nuove regole UE: Elettrodomestici più riparabili e meno inquinanti


Varata da poco la nuova Direttiva europea 
contro l'obsolescenza programmata







L'Unione europea introduce il principio di "eco design", rendendo, per legge, più facile riparare e riciclare frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e televisori, ritardandone, quindi, il più possibile la sostituzione.

La UE ha quindi finalmente deciso di fare un (piccolo) passo verso l’ambiente, cercando di combattere l’obsolescenza programmata degli elettrodomestici, estendendo la durata e riducendo gli sprechi degli apparecchi  dovuti alla loro sostituzione in caso di rottura.  Inoltre, finalmente, si riconosce a tutti gli utenti il diritto a riparare i loro elettrodomestici , con l’unica condizione che a farlo sia un tecnico specializzato ; oggi, infatti, davanti alla prospettiva di spendere molto per una riparazione e di attendere settimane per l’arrivo di un ricambio, i proprietari degli elettrodomestici rotti spesso lasciano perdere e ne acquistano di nuovi (complici i prezzi relativamente bassi dei nuovi modelli)

Con la nuova normativa “right to repair” infatti le aziende sono obbligate a rendere disponibile e a fornire tutti i ricambi degli elettrodomestici per 10 anni, consegnarli in tempi celeri (massimo 15 giorni) e a prezzi calmierati. Sono inoltre obbligate a progettare i dispositivi in modo che siano più semplici da far riparare da altre aziende.





Si stima che queste misure porteranno in linea generale un risparmio di 167 TWh di energia all’anno entro il 2030 (pari al consumo annuo di energia della Danimarca) con una riduzione di oltre 46 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, e un risparmio di circa € 150 all’anno per ogni famiglia europea. Le misure di progettazione ecocompatibile per lavatrici e lavastoviglie stabiliscono anche un uso massimo di acqua per ogni ciclo di lavaggio che porterebbero a far risparmiare oltre i 720 milioni di litri di acqua l’anno sempre entro il 2030. 


Il commissario per il Clima Miguel Arias Cañete ha dichiarato soddisfatto: “Insieme alle etichette energetiche più intelligenti, le nostre misure di progettazione ecocompatibile possono far risparmiare un sacco di soldi ai consumatori europei e aiutare l'UE a ridurre le emissioni di gas serra. L'eco-design è quindi un elemento chiave nella lotta ai cambiamenti climatici e un contributo diretto al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'accordo di Parigi”

La Commissione ha adottato 10 regolamenti di esecuzione per la progettazione ecocompatibile, che stabiliscono l’efficienza energetica e altri requisiti per i seguenti gruppi di prodotti:

1. frigoriferi
2. lavatrici
3. lavastoviglie
4. display elettronici (compresi i televisori)
5. sorgenti luminose e alimentatori separati
6. fornitori di energia esterna
7. motori elettrici
8. frigoriferi con funzione di vendita diretta (frigoriferi nei supermercati)
9. trasformatori di potenza
10. attrezzature per saldatura

In sostanza la legge richiede:
  • che i pezzi di ricambio siano disponibili per un lungo periodo dopo l’acquisto: minimo 7 anni per gli apparecchi di refrigerazione (10 anni per le guarnizioni delle porte); minimo 10 anni per lavatrici domestiche; minimo 10 anni per le lavastoviglie domestiche;

  • che, durante tale periodo, il produttore assicuri la consegna dei pezzi di ricambio entro 15 giorni lavorativi;
  • che i pezzi di ricambio possano essere sostituiti con attrezzi comunemente disponibili e senza danni permanenti all'apparecchio.

FONTE: AMBIENTE-BLOG

giovedì 31 ottobre 2019

Zucche di Halloween e spreco alimentare

Cosa c’è di più spaventoso di streghe, fantasmi e demoni a Halloween? 18.000 tonnellate di zucche ancora commestibili che finiscono nell'immondizia ogni anno.





La moda di intagliare le zucche a Halloween è ancora poco diffusa qui in Italia, viceversa, nei paesi anglosassoni è diventata quasi una mania. Non c’è casa o famiglia che non ha la sua zucca decorata e intagliata per il primo novembre.

Questa simpatica tradizione in realtà cela un grave problema di spreco alimentare con conseguente aggravio ambientale. Il problema nasce dal fatto che la stragrande maggioranza delle persone che intaglia il famoso ortaggio arancione, per creare le facce tipiche di halloween, butta la polpa che estrae quando svuota la zucca, infatti, solo il 33% degli “intagliatori” poi recupera e mangia la polpa interna.



L’associazione ambientalista Hubbub ha calcolato che ogni anno nella sola Gran Bretagna si butta la polpa di 8 milioni di zucche equivalente a circa 18 mila tonnellate di cibo (pari a 1500 autobus a due piani) che se cucinate potrebbero sfornare 360 milioni di porzioni di torte di zucca.

Negli Stati Uniti la situazione è addirittura peggiore, infatti, il dipartimento dell’agricoltura stima che ogni anno vengono venduti e non mangiati l’equivalente di 1,90 milioni di dollari in zucche.

Questi numeri sono impressionanti e fanno capire l’enorme portata del problema. Oltre all'evidente spreco alimentare c’è anche un oggettivo danno ambientale: l’enorme quantità di rifiuti da smaltire, l’acqua usata per irrigare i campi di zucca senza considerare l’inquinamento prodotto per trasportare l’ortaggio.

Si tratta di centinaia di ettari di terreno coltivati per poi essere buttati via, spreco che può essere facilmente evitato consumando la polpa invece di buttarla. Per questo motivo l’Hubbub organizza ogni anno la PUMPKINRESCUE (recupero delle zucche) riscuotendo sempre maggiore successo.

Iniziata a Oxford nel 2014, l’anno scorso la manifestazione per evitare lo spreco della zucca si è svolta attraverso numerose iniziative in 280 città sparse per il globo. Lo scopo principale è quello di far conoscere i numeri del problema e di convincere la gente a consumare la polpa che estrae, anche diffondendo nuove e succulenti ricette (zuppe, torte, vellutate e al forno).

Zucca al forno

Il motto delle varie iniziative è: “Dopo Halloween, non buttate le vostre zucche, ma mangiatele o riutilizzatele”. Nei vari eventi di pumpkinrescue si insegna, anche, a come compostare in modo corretto l’involucro vuoto quando non serve più a decorare le case.



Link esterni:


  • HUBBUB: https://www.hubbub.org.uk/

  • FONTE: AMBIENTE-BLOG

    sabato 26 ottobre 2019

    Dal Messico la pelle ecologica realizzata dai fichi d'india


    Realizzata dalle pale dei fichi d'india la nuova pelle ecologica potrebbe rivoluzionare il mercato dell'abbigliamento





    Da qualche tempo si cerca un’alternativa completamente ecologica alla pelle, l’unica soluzione, ovviamente, che non sia né di origine animale e né di plastica è la pelle vegetale. Dopo il non ottimo risultato ottenuto dall'ananas, un’azienda italiana ha fatto ottimi progressi ottenendo un tessuto dalle vinacce. Ma la vera rivoluzione è arrivata dal Messico dove una coppia di giovani imprenditori di Guadalajara, Adrián López e Marte Cazárez, è riuscita ha realizzare un tessuto vegetale molto simile alla pelle sia per consistenza sia per struttura usando le pale dei fichi d’india. 



    Adrián López e Marte Cazárez


    López e Cazárez hanno sperimentato vari vegetali locali, partendo dalle bucce delle mele per arrivare alla fine ai fichi d’india perché notarono che l’industria cosmetica faceva largo uso di questa pianta e scherzando si sono detti: “Se il fico d’India è buono per la pelle, perché non usarlo per creare la pelle?”

    Iniziò subito la sperimentazione e dopo due anni e alcuni fallimenti i due giovani imprenditori sono riusciti ad ottenere la prima vera alternativa vegetale alla pelle completamente eco sostenibile ed etica e al tempo stesso resistente e traspirante.

    Il procedimento per realizzare la pelle è relativamente semplice: le pale dei fichi d’india vengono prima pulite e dopo aver tolto tutte le spine vengono tritate fino a farle diventare polvere. Questo composto viene messo sopra ad un foglio di cotone e, attraverso un procedimento particolare, unito ad esso.

    Usare i fichi d’india è stata una scelta vincente anche per altri motivi, come spiega Adrián López in un’intervista a un giornale messicano: “Il Messico ha il potenziale per innovare e il cactus è il simbolo del paese. Molte persone ci hanno detto che eravamo pazzi! Perfino i nostri ingegneri ci hanno detto che non si poteva fare. Abbiamo detto come no? Siamo in Messico, siamo messicani, quale materia prima abbonda qui? Il cactus qui cresce da solo, senza bisogno di grandi quantità d’acqua. È lì che abbiamo iniziato a testare il fico d’india e, dopo diversi test, siamo stati in grado di realizzare un materiale resistente “ in questo modo quindi, oltre a soddisfare i sempre più numerosi consumatori attenti alle problematiche ambientali, porterebbe anche benefici ai produttori locali che coltivano fichi d’India.

    La nuova alternativa vegetale alla pelle, che ha un prezzo di circa 25 dollari al metro, potrebbe dunque sostituire quelle animali e sintetiche, per questo motivo verrà presentata alla manifestazione milanese del settore: Lineapelle come prodotto estremamente innovativo. A tal proposito ha dichiarato Marte Cazárez “un abitino, una borsa, una cintura, un cinturino per orologio, una piccola libreria, una poltrona. Qualunque pelle può essere sostituita da questo tessuto; la pelle animale o la pelle sintetica possono essere sostituite da quelle vegetali, sostenendo l’ecosistema”.


    FONTE: AMBIENTE-BLOG

    giovedì 17 ottobre 2019

    ECOSIA: come funziona il motore che aiuta l’ambiente



    ECOSIA il motore di ricerca nato per salvare le foreste pluviali devolve l’80% dei suoi incassi pubblicitari per la riforestazione. 



    Oltre 71 milioni di alberi piantati, questa è il grande risultato ottenuto da ECOSIA il motore di ricerca fondato nel dicembre del 2019 da Christian Kroll.



    Contatore degli alberi piantati aggiornato al 17 ottobre 2019


    Il progetto è nato quando Kroll si trasferì in Nepal, lì decise di creare un business che potesse avere un forte impatto anche nel sociale, così fondò Xabell, un motore di ricerca che finanziava le ONG locali, in seguito si spostò in Sudamerica dove rimase molto colpito dal problema della deforestazione.

    Nacque così l’idea di un motore di ricerca per salvare gli alberi, all’inizio ci fu “Forestle” con il suo programma “adotta un acro” che in collaborazione con The nature conservancy è riuscito a salvare oltre 9 milioni di metri quadrati di foresta.

    Dall’esperienza di Xabell e di Forestle, in concomitanza della conferenza ONU sui cambiamenti climatici di Copenhagen, è nata ECOSIA.

    Oggi Il motore di ricerca supporta oltre 20 progetti di riforestazione in 15 Paesi diversi: Perù, Brasile, Madagascar, Nicaragua, Haiti, Colombia, Spagna, Marocco, Senegal, Burkina Faso, Ghana, Etiopia, Uganda, Kenya, Tanzania e Indonesia, e in ognuno di questi è collegato con dei partner locali che aiutano a monitorare la cura degli alberi. Inoltre visita regolarmente i siti e utilizza immagini satellitari per controllare le aree coinvolte. 






    Gli utenti di ECOSIA sono circa 8 milioni nel mondo, negli ultimi mesi c’è stata una impennata di internetnauti che sono passati a questo motore dopo le tragiche notizie che giungevano dall’Amazzonia. Nella sola giornata di mercoledì 22 agosto, il numero di installazioni di ECOSIA è aumentato del 1.150 per cento, come ha dichiarato l’azienda a Business Insider: 250 mila download in 24 ore a fronte di una media quotidiana che normalmente era di circa 20 mila.

    ECOSIA funziona come qualunque altro motore di ricerca. I risultati derivano dagli algoritmi di Bing, il motore di ricerca di Microsoft con cui la compagnia ha stretto un accordo, mentre gli utili provengono dagli sponsor: ogni volta che un utente clicca su un annuncio sponsorizzato hanno un guadagno, l’80% dei profitti, che corrispondono all’incirca al 47% del totale, viene investito nella piantumazione degli alberi.

    L’azienda ogni mese rende pubblici gli aggiornamenti dei progetti e vari rapporti finanziari dove vengono dettagliatamente spiegati tutti gli investimenti fatti con i loro guadagni.

    Kroll però non si è fermato solo alla piantumazione degli alberi perché fin da subito ha creato un motore ecologico al 100%, infatti, ha impiantato un parco fotovoltaico per produrre l’energia elettrica consumata dai suoi server, inoltre ha da poco impiantato un secondo parco per compensare anche l’energia elettrica consumata dai server della Microsoft che, viceversa, non sono 100% CO2 free.

    Anche per quanto riguarda la privacy ECOSIA adotta standard molto rigorosi: non utilizza, a differenza di Google Analytics, strumenti di tracciamento di terze parti, rende anonime tutte le ricerche entro una settimana e non crea profili degli utenti in base ai loro click. 


    Nel 2014 ha ricevuto la certificazione B corporation che viene rilasciata dall'ente indipendente e no profit "B Labs" alle aziende con elevati standard di sostenibilità ambientale e sociale. 


    ECOSIA ha ancora molti progetti per il futuro. Uno di questi è Ecosia-Travel per viaggiare in modo ecologico e confrontare il consumo di CO2 tra le varie opzioni offerte. 




    Link esterni:



  • ECOSIA https://www.ecosia.org/
  • Aggiornamenti dei progetti https://blog.ecosia.org/tag/projects/
  • Rapporti finanziari https://blog.ecosia.org/ecosia-financial-reports-tree-planting-receipts/
  • Sito ufficiale B Labs https://bcorporation.net/
  • Ecosia-Travel https://blog.ecosia.org/ecosia-travel-feature-book-hotel-plant-trees/




  • FONTE: AMBIENTE-BLOG

    sabato 5 ottobre 2019

    Il “rastrello” che pulirà i mari dalla plastica funziona.

    L’organizzazione olandese senza scopo di lucro “Ocean Cleanup” tramite il suo fondatore ha annunciato il 2 ottobre con un tweet che System001/B, la loro macchina per pulire gli oceani, funziona.




    L’enorme quantità di plastica che ogni anno si riversa negli oceani ha generato cinque aree giganti di rifiuti galleggianti. Una delle più grandi si trova nell'oceano pacifico tra la California e le Hawaii, si estende per oltre 700 mila chilometri quadrati (altre stime parlano di 7/8 milioni di chilometri quadrati) prende il nome di Pacific Garbage Patch ed è l’obiettivo principale di Boyan Slat il giovane inventore olandese che nel 2012 a solo 18 anni annunciò di voler ripulire il mare.


    Tutto inizio quando a 16 anni in una immersione Slat vide più plastica che pesci e allora decise che si doveva fare qualcosa per eliminare i rifiuti dall’acqua. Nel 2012 fondò l’ONG Ocean Cleanup raccogliendo nel corso degli anni circa 32 milioni di euro per la sua idea.

    Dopo vari progetti nel 2018 finalmente a San Francisco Slat varò il suo primo prototipo che, purtroppo, si rivelò un fallimento. L’idea era geniale: il macchinario era composto da un tubolare a forma di semicerchio che trasportato dalla corrente, quindi senza consumare carburante, raccoglieva attraverso delle reti tutti i rifiuti che trovava nel suo cammino. Il prototipo si ruppe quasi subito, inoltre il suo movimento, determinato dalle correnti marine, era solidale con quello dei rifiuti stessi e non riusciva a trattenerli.



    Dopo vari studi gli ingegneri della Ocean Cleanup a settembre di quest’anno hanno varato un nuovo prototipo il System 001/B dotato di un ancora galleggiante collegata ad un paracadute che rallentando il tubolare gli permette di raccogliere i rifiuti.

    L’operazione è andata meglio del previsto come Slat stesso ha annunciato. Infatti, sono riusciti a recuperare una grossa quantità di microplastiche, maggiore delle loro attese. Tutti i rifiuti raccolti sono in seguito trasportati con una nave in un centro di riciclaggio.

    Ora Slat insieme agli ingegneri della Ocean Cleanup sta progettando un nuovo prototipo il System 002, più grande e in grado di lavorare per lunghi periodi prima di essere svuotato dalle navi appoggio.

    Secondo il giovane olandese entro sette anni riusciranno a eliminare oltre la metà del Pacific Garbage Patch ed entro il 2050 tutta la plastica dagli oceani. Alcuni scienziati, però, considerano queste stime eccessivamente ottimistiche. In ogni caso è evidente, come ha detto lo stesso Slat, che non è più impossibile ipotizzare un mare completamente ripulito.


    FONTE: AMBIENTE-BLOG

    domenica 29 settembre 2019

    Elefante scappa da circo

    Elefante scappato da un circo passeggia per le strade di Francavilla Fontana 


    Il pomeriggio del 27 settembre un elefante è scappato da un circo a Francavilla Fontana (Br) e se ne andato a "passeggio" tra le strade cittadine. La cosa ha destato ovviamente grande curiosità ed incredulità tra i passanti che prontamente hanno ripreso l'accaduto con i telefonini; i vari video sono diventati subito virali su internet.



    Dal video si nota che il pachiderma è visibilmente spaventato tanto che non riesce ad allontanarsi dal marciapiede e sembra quasi che si voglia nascondere dietro le automobili in sosta. Per fortuna l'elefante non si è fatto male e non ha provocato danni. Nella seconda parte del video si vede il recupero del grosso mammifero che, suo malgrado, viene riportato al circo.

    AMBIENTE-BLOG invita tutti a boicottare i circhi con gli animali per evitare l'inutile maltrattamento di questi poveri esseri viventi, inoltre spera che al più presto anche in Italia si voti una legge a tutele degli animali usati negli spettacoli.


    FONTE: AMBIENTE-BLOG

    mercoledì 25 settembre 2019

    #FridayForFuture e lo sciopero mondiale per il clima


    Farò i miei compiti quando voi farete i vostri, così rispondeva Greta Thunberg più di un anno fa quando da sola ha iniziato lo sciopero per salvare il pianeta. 


    #FridayForFuture venerdì per il futuro si è trasformato da semplice manifestazione in un vero e proprio movimento globale tanto che lo sciopero organizzato a marzo di quest'anno ha raccolto migliaia di giovani in più di 200 città in tutte e cinque i continenti.


    Per settembre #FridayForFuture ha indetto una settimana di manifestazioni "da venerdì a venerdì" a partire dal 20 settembre con una marcia a New York ci sarà una settimana di proteste che culmineranno in una enorme marcia pacifica il 27 settembre a Montreal dove parteciperà anche la giovane attivista svedese.

    Anche in Italia ci saranno numerose manifestazioni per tutta la settimana, più di 150 cortei sono stati organizzati per il 27 in concomitanza con quello di Montreal. Numerosissime associazioni hanno raccolto l'invito alla protesta, tra questi anche la CGIL, inoltre ci sarà anche la partecipazione simbolica del Ministero dell'Istruzione che per l’occasione ha annunciato un banner sulla facciata del palazzo del ministero, e ha dichiarato: “Ospiteremo numerose scuole al Miur per raccontare i loro progetti di transizione ecologica, di efficientamento energetico e tutto ciò che ha a che vedere con la tutela e la salvaguardia dell’ambiente”, ha anche rivolto un appello ai presidi di giustificare l'assenza di venerdì a tutti gli studenti che parteciperanno alla sciopero. Vi sono anche alcune aziende private che hanno aderito: Patagonia, la nota azienda di abbigliamento, chiuderà tutti i suoi punti vendita per fare in modo che i dipendenti possano partecipare ai cortei del 20 e 27 settembre.

    Per chi ha voglia di partecipare ricordiamo che tutti gli eventi sono online.


    FONTE: AMBIENTE-BLOG

    domenica 12 maggio 2019

    Vietati dal 2021 molte plastiche usa e getta

    Il Parlamento ha da poco approvato in via definitiva una nuova legge che vieta l’uso di articoli in plastica monouso come piattiposatecannucce bastoncini cotonati, introduce nuove responsabilità per i produttori e pone degli obiettivi di riciclo agli Stati Membri.


    La direttiva è stata approvata con 560 voti favorevoli, 35 contrari e 28 astensioni. Il testo, che è ora in attesa della lettura del Consiglio Europeo, prevede alcune norme molto chiare riguardo ai prodotti in plastica.

    I prodotti vietati

    Dal 2021 saranno vietatiposate e piatti di plastica monouso (forchette, coltelli, cucchiai e bacchette); cannucce di plastica; bastoncini di plastica per palloncini; contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso; plastiche ossi-degradabili (cioè quelle che si degradano polverizzandosi a contatto con determinati elementi, ma che non si biodegradano completamente perchè non sono fatti di materiale di provenienza vegetale). Infine, saranno vietati i bastoncini cotonati (cotton-fioc) fatti di plastica. Quest’ultimo è un divieto che in Italia è già in vigore dal 1 gennaio di quest’anno 2019, e che abbiamo adottato per primi in tutta l’Unione.

    Nuovi obiettivi di raccolta e riciclaggio

    La legge fissa anche nuove soglie da raggiungere per la raccolta dei rifiuti in plastica e per il loro riciclaggio: entro il 2029 gli Stati dovranno raccogliere per il riciclo il 90% delle bottiglie di plastica. Inoltre le bottiglie dovranno avere almeno il 25% di contenuto riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030.

    “Chi inquina paga”: maggiore responsabilità per i produttori

    L’accordo rafforza anche l’applicazione del principio della “responsabilità estesa del produttore”, che tradotto in soldoni significa “chi inquina paga”, uno dei pilastri della strategia europea sull’Economia Circolare, e che già si applica su alcuni prodotti come i rifiuti elettronici (RAEE).
    Significa sostanzialmente che coloro che producono oggetti che hanno un forte impattoambientale contribuiscano a studiare soluzioni per renderli sempre più riciclabili o riutilizzabili e che si facciano carico, già dall’inizio, dei costi dello smaltimento futuro che questi avranno.
    Queste azioni dovranno anche comprendere attività di sensibilizzazione e di informazione del pubblico sulla pericolosità di disperdere i prodotti nell’ambiente, pericolo che dovrà essere anche chiaramente indicato in etichetta.
    Questo nuovo regime si applicherà ad esempio anche ai filtri di sigaretta e agli attrezzi da pesca persi in mare, per garantire che i produttori sostengano i costi della raccolta.
    La relatrice del provvedimento Frédérique Ries (del gruppo liberale ALDE), ha dichiarato: «Questa legislazione ridurrà il danno ambientale di 22 miliardi di euro, il costo stimato dell’inquinamento da plastica in Europa fino al 2030. L’Europa dispone ora di un modello legislativo da difendere e promuovere a livello internazionale, data la natura globale del problema dell’inquinamento marino causato dalle materie plastiche. Ciò è essenziale per il pianeta.»
    Secondo la Commissione europea, oltre l’80% dei rifiuti marini è costituito da plastica. I prodotti coperti da questa legge costituiscono il 70% di tutti i rifiuti marini e si spera di poter vedere presto i primi risultati.
    Se volete leggere direttamente la direttiva, che è tradotta anche in Italiano, la trovate qui, pubblicata sul sito del Parlamento Europeo.

    Fonte: PEOPLE FOR PLANET

    venerdì 18 gennaio 2019

    A Milano animali domestici in ufficio

    Sembrava impensabile, invece l’Agenzia di Tutela della Salute (l’ex Asl) ha reso operativo l’emendamento sul territorio di Milano e hinterland a favore dei propri dipendenti, che potranno portare in ufficio i propri animali di affezione.

    L’iniziativa è stata salutata con entusiasmo dalle associazioni animaliste: “Un bel segno dei tempi che cambiano, dell’attenzione verso gli animali, della consapevolezza che cani e gatti fanno parte indissolubilmente delle nostre vite”, ha detto Ermanno Giudici, presidente dell’Enpa (Ente protezione animali) di Milano.

    Il dipendente che intende portare il proprio animale in ufficio dovrà presentare la domanda al capo-ufficio, concordare con gli altri colleghi di lavoro nel caso in cui l’ambiente sia condiviso, e disporre di una polizza assicurativa. Per cani di peso superiore ai 25 kg e per altre specie animali è inoltre necessaria l’autorizzazione dei veterinari dell’Ats (Agenzia di tutela della salute).



    “Con 1800 dipendenti e più di 60 uffici sul territorio”, ha spiegato il direttore dell’Ats Marco Bosio, “siamo la più grande agenzia di tutela della salute a livello nazionale – ha sottolineato Bosio – e ci auguriamo che la nostra esperienza possa essere un banco di prova importante anche per altre realtà”. Molti comuni, tra cui quello di Roma, stanno già pensando di seguire l’esempio di Milano.