lunedì 16 agosto 2021

Riconoscimento Unesco per alcune faggete vetuste italiane

     Il MiTe (Ministero della Transizione ecologica) ha reso noto che, in occasione dei lavori tenutisi a Fuzhou in Cina, la 44/a sessione del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco ha proclamato oltre 8.000 ettari di foreste italiane come patrimonio mondiale dell'umanità a dimostrazione della ricchezza e dell'unicità degli ecosistemi naturali del nostro Paese. Nello specifico la commissione ha riconosciuto "i caratteri ecologici peculiari delle faggete vetuste del “Pollinello” nel Pollino, della “Valle Infernale” in Aspromonte e di ‘Pavari’ e ‘Sfilzi’ sul Gargano.





    In una nota il MiTe ha spiegato: “L’Unesco estende oggi il più grande e articolato sito e network forestale sul piano continentale di cui l’Italia è assoluta protagonista, a dimostrazione delle eccellenze del nostro patrimonio naturalistico e delle conoscenze diffuse (…) dei nostri forestali”, “L’Italia - aggiungono dal Ministero – è tra i pochi Paesi ad aver ottenuto, dall’organismo di valutazione prima e dal comitato Unesco oggi, un giudizio pienamente favorevole su tutte le estensioni proposte, senza raccomandazioni specifiche sulla relativa gestione o sullo stato di conservazione”.

    Il riconoscimento conseguito dall’Italia – spiega il Ministero – “suggella l’iniziativa internazionale che ha avuto il coordinamento operativo del Parco nazionale Lazio, Abruzzo e Molise, in cooperazione con altri Paesi europei (Bosnia-Erzegovina, Francia, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Repubblica ceca, Serbia, Slovacchia, Svizzera), per l’estensione del sito transnazionale naturale delle Antiche faggete d’Europa. L’estensione, infatti, ha permesso l’inclusione nel sito seriale Unesco di ecosistemi forestali mediterranei dominati dal faggio collocati nei settori più meridionali (Aspromonte), oro-mediterranei /subalpini (Pollino) e di più a bassa quota (Sfilzi) della rete delle ‘Faggete vetuste d’Europa'”. Grazie all’azione di tutela “garantita dalle riserve integrali dei parchi nazionali in stretta sinergia con i Carabinieri forestali – conclude il ministero – in queste faggete si conservano inalterati i cicli naturali della vita degli alberi che rendono la foresta vetusta più resistente ai cambiamenti globali: queste foreste rappresentano, infatti, veri e propri laboratori naturali dove vivono alberi adattati a superare estati calde siccitose contribuendo così alla mitigazione del cambiamento climatico”.