giovedì 19 novembre 2015

DALLE FECI ENERGIA PULITA

L'ENERGIA ricavabile a livello globale dal riciclo delle deiezioni umane sarebbe sufficiente ad alimentare 138 milioni di case, generando un valore di 9,5 miliardi di dollari all'anno, mentre dagli scarti della lavorazione si potrebbero ottenere 2 milioni di tonnellate di combustibile equivalente al carbone da legna. È quanto emerge dallo studio dell'Istituto canadese per l'Acqua, l'Ambiente e la Salute, una delle università dell'Onu, secondo cui i vantaggi sarebbero soprattutto di tipo ambientale e sanitario.
Secondo la ricerca nel mondo almeno un miliardo di persone, di cui il 60% in India, defeca all'aperto. Solo questi rifiuti, se adeguatamente trattati, potrebbero generare biogas dal valore compreso tra 200 e 378 milioni di dollari. La lavorazione dei fanghi fecali residui, invece, darebbe tra i 4,8 e gli 8,5 milioni di tonnellate di combustibile equivalente al carbone da legna, evitando l'abbattimento di alberi. Questo aiuterebbe anche a contrastare la diffusione di malattie come la diarrea, che nelle aree povere del mondo causa oltre 450mila morti all'anno colpendo prevalentemente neonati e bambini.
Il biogas è una miscela di gas, in primis metano, che si ottiene dalla fermentazione anaerobica, cioè in assenza di ossigeno, di materiale organico. Tra questo materiale sono comprese le feci, non necessariamente solo quelle animali.
"Quando si tratta di creare miseria e povertà, la cattiva gestione dei rifiuti umani
ha pochi rivali", sottolinea il direttore dell'Istituto, Zafar Adeel. "Cambiando il paradigma di questa gestione, potremmo creare sviluppo, proteggere l'ambiente e ridurre i problemi igienico-sanitari che sono la causa di un decimo delle malattie mondiali".

lunedì 26 ottobre 2015

QUANDO L'AZIENDA E' GREEN AUMENTANO I POSTI DI LAVORO

ROMA - È il caso di dirlo: è un’oasi verde, come la speranza che trasmette al nostro Paese. La green economy ha un trendpositivo che non ha mai smesso di crescere. Un dato per capire: in Italia oggi è un’azienda su quattro che investe nel green , un business che si basa su un patto di sostenibilità ambientale.
 metà delle assunzioni totali del 2015 sono state fatte dalle imprese
Ebbene, circa la green . Un piccolo grande miracolo economico. Lo racconta il sesto rapporto sull’impresa «verde» realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere.
Le aziende green eccellono in tutto. Nell’innovazione: hanno un tasso più che doppio rispetto alle imprese normali (21,9% contro il 9,9%). Nell’occupazione: assumono circa il 45% del totale dei dipendenti delle imprese, con picchi del 60% nel settore manifatturiero e, addirittura, il 70% nella ricerca e lo sviluppo.
Quindi l’export: le aziende green esportano quasi il doppio delle altre aziende (18,9% contro il 10,7%). E l’impresa Crudolio di Giuseppe Matticari è un esempio calzante. Per via dell’ export . Ma a dire il vero anche sul fronte occupazionale. Nata a Vicenza come start up quattro anni fa appena, la Crudolio ha raggiunto oggi un fatturato di 4 milioni di euro, il 65% di questo all’estero. Leader negli oli biologici con spremitura a freddo (in prima linea gli oli di lino e di canapa), anche la Crudolio quest’anno ha compiuto il suo piccolo miracolo. «Nel 2015 abbiamo potuto assumere quattro persone» dice Giuseppe Matticari, il titolare. E spiega:
«Questo vuol dire che in un anno abbiamo raddoppiato il fatturato e anche i dipendenti, visto che eravamo in cinque».
Miracolo a Vicenza. Ma anche a Roma, lì da dove Francesco Gullo con la sua Romambiente è arrivato fino a Pompei per bonificare dall’amianto il sito archeologico. Si occupa di bonifiche la Romambiente, ma anche di raccolta e smaltimento di rifiuti e pochi sanno che l’Italia oggi è leader europeo nel riciclo industriale: con 25 milioni di tonnellate di rifiuti industriali recuperati siamo primi, sopra i 23 milioni della Germania.
«Il recupero delle materie prime industriali è un grande risparmio energetico e una benedizione ambientale», dice Ermete Realacci, deputato del Partito democratico e presidente di Symbola. E spiega: «Grazie a questo noi risparmiamo 15 milioni di tonnellate equivalente di petrolio».
Anche l’impresa di Francesco Gullo quest’anno ha aumentato il suo fatturato e i suoi dipendenti: «In media del 18% tutte e due le cose», spiega il titolare di Romambiente. E racconta: «Noi quest’anno siamo arrivati ad avere 32 dipendenti. L’ultima assunzione è di una settimana fa, un magazziniere di 22 anni con la sindrome di Down. Bravissimo».
Bisogna scorrere le tante pagine del rapporto di Symbola e Unioncamere per sentirsi sempre più rincuorati e scoprire un’eccellenza tutta milanese: insieme con Vienna Milano è la città con più di un milione di abitanti con la raccolta differenziata più alta d’Europa.
Ma, sfogliandolo, il rapporto ci fa capire quanto l’Italia stia correndo in prima linea per la conferenza mondiale di Parigi sul clima, la Cop21, quella che ancora una volta ha in agenda la diminuzione di due gradi della temperatura della terra.
«La Cop21 è una chiamata che il mondo non può perdere», commenta Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere. E aggiunge: «È un’occasione per confermare un ruolo decisivo nella lotta ai cambiamenti climatici, con l’Italia in prima fila».
FONTE: CORRIERE.IT

martedì 28 aprile 2015

UE: MUTATO IL TETTO MASSIMO DELLA PRODUZIONE DI BIOCARBURANTI

STRASBURGO - L'Aula del Parlamento di Strasburgo ha appena approvato a larghissima maggioranza un accordo informale su un progetto di legge che fissa il tetto massimo per la produzione di biocarburanti derivanti da culture agricole, con l'obbiettivo di accelerare il passaggio a fonti alternative. Il piano mira anche a ridurre le emissioni di gas e l'effetto serra, derivanti dall'uso crescente di terreni agricoli per culture impiegate per questa produzione. Con le nuove regole l'Unione europea pone un freno ai biocarburanti 'tradizionali', limitando al 7% la quota di quelli provenienti da colture alimentari come mais, colza, olio di palma, rispetto al 10% del target Ue delle rinnovabili nel settore trasporti per il 2020.
Per quelli di seconda generazione, prodotti per esempio da alghe e rifiuti, non sono previsti invece target vincolanti, ma solo un obiettivo indicativo dello 0,5%, che gli Stati membri possono decidere di aumentare. Il vantaggio però sarà che questi biocarburanti più innovativi conteranno il doppio rispetto agli altri nel raggiungimento del target per il 2020. I produttori di biocarburanti comunicheranno agli Stati membri e alla Commissione Ue il livello stimato di emissioni di CO2 provocato dal cambio di destinazione d'uso dei terreni destinati alle colture alimentari per produrre biocarburanti (il cosiddetto 'fattore Iluc').
Toccherà poi all'esecutivo Ue riferire a Consiglio ed Europarlamento, basandosi su dati scientifici, sull'inclusione dell'Iluc negli attuali criteri di sostenibilità. Non a caso questa modifica alla normativa Ue e' stata sollecitata soprattutto dagli ambientalisti, preoccupati da tempo per gli effetti negativi dei biocarburanti 'tradizionali', che impiegano terreni che potrebbero essere usati invece per produrre cibo, mentre terra extra viene sottratta alle foreste, aumentando la CO2 prodotta. Dopo questo voto finale di Strasburgo, secondo la tabella di marcia la direttiva dovrebbe essere formalmente adottata dal Consiglio Ue entro la fine di giugno, per poi entrare in vigore nel 2017.

FONTE: ANSA


venerdì 3 aprile 2015

SEMAFORI INTELLIGENTI PER RIDURRE L'INQUINAMENTO

Smart traffic lights, dal MIT di Boston arrivano i semafori intelligenti per contrastare l'inquinamento causato dal traffico. dagli esperti statunitensi ecco una soluzione innovativa per contenere i livelli di smog nelle grandi città.
L'idea è di mettere a disposizione dei cittadini dei semafori che rendano il traffico automobilistico molto più scorrevole. Pensiamo al tempo trascorso dalle auto ferme al semaforo in attesa che scatti il verde e all'inquinamento causato dalle emissioni di Co2 dovute ai carburanti.
Con i semafori intelligenti il traffico diventerà più scorrevole e i livelli di inquinamento dovrebbero ridursi in modo considerevole. Gli esperti del MIT si dichiarano soddisfatti dei primi risultati dei loro esperimenti.

Hanno ricreato la situazi
one del traffico della città di Losanna in Svizzera e hanno evidenziato che in effetti i semafori smart possono diventare una soluzione utile per la riduzione degli ingorghi stradali e per contenere i livelli di smog. Un progetto per l'introduzione di semafori anti inquinamento in Svizzera era già stato annunciato nel 2010.
La speranza è che i nuovi semafori intelligenti possano migliorare la qualità della vita dei cittadini e soprattutto la qualità dell'aria delle metropoli. La prima grande città in cui i semafori smart verranno installati ufficialmente sarà New York.
I semafori progettati e realizzati dagli esperti del MIT sono nati proprio con lo scopo di migliorare la qualità dell'aria e della vita nelle nostre città. Saranno in grado di monitorare i livelli di inquinamento dovuti al traffico nel punto in cui saranno installati. Ciò grazie a speciali algoritmi che analizzeranno i dati sul traffico cittadino e sulle emissioni inquinanti delle auto e dei veicoli in circolazione sulle strade.
I semafori intelligenti dovrebbero risultare in grado sia di migliorare la gestione del traffico lungo le strade che di contribuire a monitorare e ridurre i livelli di inquinamento. La speranza è che le nuove tecnologie possano aiutarci a vivere in città dall'aria più pulita e che simili novità possano essere accompagnate da interventi per favorire la mobilità sostenibile, in modo da ridurre il numero dei mezzi di trasporto più inquinanti ancora in circolazione.

FONTE: GREENME.IT

lunedì 16 marzo 2015

BUONO (MA NON OTTIMO) IL RAPPORTO DELL'AMBIENTE 2015

Secondo il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), “L’ambiente in Europa 2015“, l’UE ha migliorato, negli ultimi anni, alcuni parametri relativi alla qualità dell’aria e dell’acqua e alla gestione dei rifiuti, ma è ancora ferma a metà strada – dal punto di vista ambientale – tra la situazione del 1970 e gli obiettivi al 2050 del VII Programma per l’Ambiente: “Living well within the limits of the planet”. La biodiversità continua a essere erosa, le risorse primarie vengono deteriorate, il suolo consumato eccessivamente e il cambiamento climatico resta una sfida impegnativa.
L’Europa, dunque, avanza ma non è ancora sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2020 di arrestare la perdita di biodiversità e “making the EU into a smart, sustainable and inclusive economy by 2020”.
Secondo il Rapporto, affrontare le sfide complesse che attendono l’Europa richiederà politiche più ambiziose, oltre a investimenti intelligenti, che possano trasformare radicalmente sistemi fondamentali quali alimentazione, energia, alloggi, trasporti, finanza, sanità e istruzione.
In primo luogo, il report si concentra infatti sui benefici economici degli investimenti verdi. Evidenziando come la tutela dell’ambiente rappresenti una solida fonte di crescita. Tra il 2000 e il 2011, infatti, le imprese europee che offrono servizi “ambientali” sono cresciute di oltre il 50%, diventando uno dei pochi settori in continuo sviluppo nonostante la crisi. Tuttavia, l’economia europea è ancora ben lontana dall’essere circolare. Troppi rifiuti vengono interrati e questo significa che c’è un inutilizzato potenziale relativo a riciclaggio e recupero dell’energia. Per ottenere il massimo valore dalle risorse, bisogna invece prendere in considerazione tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: dall’estrazione delle materie prime alla progettazione, produzione, distribuzione e consumo dei prodotti; dalle iniziative per la riparazione a quelle per il riutilizzo dei prodotti; dalla gestione dei rifiuti a un sempre maggior utilizzo delle materie prime secondarie.
Anche per quanto riguarda la difesa della natura, la relazione EEA sottolinea che l’Europanon è ancora sulla buona strada per arrestare la perdita di biodiversità, in quanto continuano a scomparire habitat di animali e piante. In particolare, a essere a rischio è soprattutto la biodiversità marina. Non a caso il 2015 è stato dichiarato anno del “capitale naturale”. Prossimamente la Commissione pubblicherà infatti una relazione approfondita sullo “Stato dell’ambiente naturale”, che a sua volta confluirà in una revisione intermedia della strategia dell’UE sulla biodiversità e nella valutazione della legislazione dell’UE sulla conservazione della natura in corso, per migliorarne l’efficacia. Inoltre, la green week, che quest’anno si terrà dal 3 al 5 giugno, avrà come titolo e tema “Natura – la nostra salute, la nostra ricchezza”, e sarà l’occasione per riflettere su sulle future sfide che l’UE dovrà affrontare in materia di biodiversità, al fine di garantire una crescita e una prosperità sostenibili sul lungo termine.
La medaglia d’oro tra gli habitat sottoposti a maggiori minacce se la aggiudicano mari e oceani. Che rappresentano per l’Unione Europea una doppia sfida. Da un lato, infatti, l’UE deve ripristinare e proteggere gli ecosistemi dei suoi mari; dall’altro deve salvaguardare le attività marittime e costiere al centro dell’economia e della società del Vecchio Continente. Senza dimenticare il problema che le acque pongono in termini di governance. Quest’anno la Commissione lancerà un ampio esercizio di consultazione per contribuire a definire le prossime azioni che intraprenderà in questo campo. Parallelamente, l’UE continuerà a collaborare con i partner e le istituzioni internazionali per garantire un proprio impegno politico cercando di riuscire là dove, a dire il vero, ha sempre fallito. E cioè nel tentativo di assumere un ruolo di primo piano nelle discussioni sulla governanceinternazionale degli oceani.
L’Agenzia arriva poi a toccare il tema del clima. Le politiche in questo settore stanno producendo risultati. Rispetto al 1990, per esempio, le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite del 19%. E per quanto riguarda gli obiettivi 2020 per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, l’UE è sulla buona strada per raggiungerli. Una delle poche misure che potranno contribuire a contenere il riscaldamento del pianeta almeno sotto la soglia critica dei 2°C.
Quello della qualità dell’aria rimane un altro fondamentale problema. Poiché la sua scarsa (benché migliorata) qualità continua a essere la prima causa ambientale di decessi prematuri nell’Unione Europea. Nonostante le emissioni di certi inquinanti atmosferici come il biossido di zolfo (SO2) e gli ossidi di azoto (NOx) siano diminuite notevolmente negli ultimi decenni. Il tema della qualità dell’aria, sul piano legislativo, rimane di delicata risoluzione, non fosse altro per il rischio che corre il pacchetto di misure specifico, finito nei cassetti su cui la Commissione Junker sembra non aver intenzione di lavorare.
Il Commissario europeo responsabile per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca,Karmenu Vella, smorza però i toni e dichiara: “Considero la relazione 2015 sullo stato dell’ambiente come il ‘punto di partenza’ del mio mandato. La relazione dimostra chiaramente che le politiche ambientali dell’UE producono dei benefici. Tuttavia, dobbiamo continuare a restare vigili per garantire che buone politiche ambientali, attuate correttamente, sfocino in risultati eccellenti”.


FONTE: GREENEWS

domenica 22 febbraio 2015

LIPU: SALVIAMO GLI AVVOLTOI E I GRANDI RAPACI



Il maestoso grifone, che ha ispirato leggende e racconti, con i suoi nidi nella roccia, è in pericolo. Il pericolo è il Diclofenac, un farmaco usato sugli esseri umani come antinfiammatorio, che è stato da poco commercializzato in Italia anche ad uso veterinario. In India è già accaduto e il risultato è stato drammatico. Il 99% della popolazione di due specie di avvoltoi è stato spazzato via. Gli avvoltoi sono quasi tutti morti. Infatti, gli avvoltoi mangiano carcasse di animali, tra cui quelle degli animali domestici morti lasciati all’aperto, in natura. E quando questi sono trattati con il Diclofenac, il prodotto viene ingerito per via indiretta dagli avvoltoi, provocandone il blocco renale e la morte, tra grandi sofferenze. E’ un problema che non riguarda solo gli avvoltoi, di cui sono rimasti pochissimi esemplari in Italia, ma anche altri grandi rapaci come l’aquila delle steppe, l’aquila imperiale, il nibbio bruno o il nibbio reale.
L’India ha riconosciuto il problema e ha bandito l’utilizzo veterinario del Diclofenac. Invece, con una decisione clamorosa, il farmaco è stato autorizzato dalla Commissione europea, ad uso veterinario, in Italia e in Spagna. Le conseguenze di questa decisione potrebbero davvero essere molto gravi per gli avvoltoi che vivono in Europa, in Spagna, in Italia. Questo farmaco è facilmente sostituibile con altri equivalenti, non dannosi per gli avvoltoi ed i grandi rapaci.
È per questo che la LIPU ha lanciato una petizione per salvare gli avvoltoi e gli altri grandi rapaci da questa grave minaccia.
La petizione, dal titolo: “Salviamo il brutto anatroccolo” ha l’obiettivo di ricordare che i grifoni non sono animali sgradevoli e cattivi, ma splendidi uccelli che seguono le vie dell’aria e partecipano, con un fascino tutto speciale, a questa grande casa comune che chiamiamo natura!
Per sottoscrivere l’appello e chiedere all’Italia e all’Europa di proibire l’uso veterinario del Diclofenac vai alla pagina Salviamo gli avvoltoi.

FONTE: BIOECOGEO

venerdì 30 gennaio 2015

L'AMBIENTE... IN CATTEDRA ALL'UNIVERSITA'


È il primo corso universitario in Italia dedicato alla tutela dell'ambiente e della natura attraverso l'utilizzo dei fondi europei. Nasce all'Università di Bologna, all'interno della laurea magistrale in Scienze e Gestione della Natura.
Il corso intende dare agli studenti (naturalisti, biologi, studenti magistrali anche di altre scuole e atenei) le conoscenze di base per orientarsi, capire e utilizzare le fonti di finanziamento europee destinate all'ambiente. In programma lezioni ed esercitazioni singole e di gruppo basate su simulazioni, documenti e casi reali di progetti finanziati.
Ad aprirlo è la Scuola di Scienze dell'Università di Bologna, consapevole che quasi tutti i parchi e le aree protette italiane utilizzano finanziamenti europei per sostenere progetti di tutela, divulgazione e ricerca applicata e che sia necessaria per questo una formazione specifica. I fondi europei sono anche molto utilizzati dalle amministrazioni regionali e locali e da aziende private per supportare iniziative innovative di tutela e gestione dell'ambiente.
Il corso sarà tenuto da Stefano Picchi, naturalista impegnato dal 2000 nel valutare e gestire progetti europei nell'ambito della tutela della natura e dell'ambiente per vari enti pubblici e privati, tra i quali la Commissione Europea.
"Essendo il primo corso in Europa inserito nel piano di studi - commenta Picchi – esso rappresenterà per gli studenti un valore aggiunto notevole, data la posizione dell'Italia nel settore. Nell'ambito del finanziamento europeo per l'ambiente 'Life' i progettisti italiani sono i leader, vincendo ogni anno circa un quarto dei progetti approvati a livello europeo, e superando paesi come Germania, Francia e Regno Unito".
I progetti finanziati dai fondi europei hanno permesso di salvare dall'estinzione molte specie rare, ad esempio il camoscio appenninico, di scoprire e proteggere siti di nidificazione delle tartarughe marine sulle nostre coste e di sviluppare nuove tecniche per migliorare la gestione di parchi e aree protette.
Dedicato agli studenti della laurea magistrale in Scienze e Gestione della Natura, il corso, a libera scelta, partirà a marzo e si concluderà a maggio, per un totale di 24 ore di lezione. Possono partecipare anche studenti e dottorandi esterni alla laurea magistrale, contattando la segreteria della Scuola di Scienze.

FONTE: GREENBIZ.IT

sabato 17 gennaio 2015

ASSOCIAZIONE RAGAZZI DOWN SI MOBILITA IN DIFESA DELL'AMBIENTE

Caserta – E’ partito il 14 gennaio da Castel Volturno il progetto di collaborazione tra il Corpo forestale dello Stato e l’Aipd, Associazione Italiana Persone Down, che coinvolgerà diversi giovani con sindrome Down in un programma educativo e formativo di volontariato. I ragazzi, tutti maggiorenni con un età compresa tra i 18 e i 30 anni, collaboreranno insieme ai Forestali nella cura delle riserve e come supporto durante le visite delle scolaresche nelle riserve naturali del Corpo forestale.
Il progetto mira ad impegnare, già nel corso del 2015, diversi ragazzi con sindrome di Down in numerose Riserve naturali gestite dal Corpo forestale dello Stato dalla Foresta del Tarvisio all’Aspromonte. La prima tappa della collaborazione tra Aipd e Corpo forestale dello Stato inizia significativamente nella Terra dei fuochi, territorio così violato, per trasmettere con maggiore forza un messaggio di impegno globale a difesa dell’ambiente.
I giovani con sindrome Down, affiancati dai Forestali e personale dell’Associazione italiana persone Down, saranno impegnati in lavori di piccola manutenzione forestale e vivaistica, nutrimento e cura degli animali sequestrati, assistenza per le visite scolastiche e molteplici attività in natura. L’obiettivo di questa esperienza è offrire un’opportunità di crescita permanente ai protagonisti dell’attività e dimostrare come le persone con sindrome Down nel loro ruolo di volontari sono cittadini attivi che contribuiscono alla crescita del bene comune.
Ad inaugurare la prima esperienza presenti il Capo del Corpo forestale dello Stato Cesare Patrone, la responsabile dell’Osservatorio sul mondo del lavoro di Aipd Monica Berarducci, la presidente della Sezione Aipd di Caserta, oltre a personaggi noti quali Marek Hamsik, calciatore della squadra del Napoli e gli attori Carlo Croccolo ed altri della fiction “Un posto al sole”.

FONTE: PUPIA TV

domenica 11 gennaio 2015

CINA: VERSO LA TUTELA DEGLI ANIMALI



Piccoli ma fondamentali passi in avanti per la tutela e difesa degli animali in Cina, grazie a un sempre più massiccio interessamento da parte dell’opinione pubblica. La mancanza di una legislazione precisa e utile, a tutela del benessere degli esemplari, è alla base della problematica che sconvolge attivisti e semplici cittadini. Da sempre la Cina è al centro di polemiche internazionali per l’impiego di animali sia all’interno di esibizioni circensi che per l’accattonaggio, senza dimenticare la discutibile usanza di cucinare la carne di cane.
Ora però il Congresso Nazionale del Popolo sta discutendo sulla necessità di inserire una legislazione ad hoc, che possa proteggere gli animali dalle violenze sia in natura che in cattività. È ciò che riporta il Global Times, il tabloid affiliato al Partito Comunista portavoce ufficiale dei Quotidiano del Popolo e mezzo di comunicazione ufficiale. Chang Jiwen, vicedirettore dell’Istituto di ricerca delle risorse e le politiche ambientali con il Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Consiglio di Stato, ha confermato il tutto sottolineando che la strada per l’attuazione sarà comunque lunga.
Le tempistiche politiche potrebbero spingere le discussioni in merito verso la fine del 2015, ma questa importante novità potrebbe tracciare una linea di demarcazione tra il passato e il futuro. Come sottolineato anche da Shi Kun, direttore dell’Istituto Wildlife dell’Università di Pechino, tramite un’intervista del Global Times:

[...]la Cina è stata a lungo criticata per non trattare gli animali selvatici in modo compassionevole, ma la presenza di una legislazione precisa potrebbe favorire il loro benessere. Il paese potrebbe progredire contenendo la presenza di esemplari all’interno degli zoo e migliorando le condizioni di vita all’interno degli allevamenti.
L’importante svolta potrebbe migliorare la sensibilità comune dei cittadini nei confronti degli animali, aiutandoli a conoscerli come esseri senzienti e non solo come oggetti da intrattenimento. Dimezzando o debellando la violenza che spesso caratterizza la vita di molti di loro, ridotti allo sfruttamento e all’abuso quotidiano. Come sottolinea la ONG Animals Asia Foundation, in Cina prosperano 180 giardini zoologici e 50 parchi safari, dove le esibizioni risultano costanti. Uno di questi, lo zoo di Hangzhou, è ancora tristemente noto per il comportamento dei visitatori che nel 2013 bersagliarono con palle di neve i leoni reclusi nella struttura.

FONTE: GREENSTYLE

domenica 4 gennaio 2015

Studio legale per animali

Il vicino di casa pretende che ci sbarazziamo del nostro cane perche' gli da' fastidio?
L'amministratore di condominio non vuole che ci occupiamo di sfamare i gatti randagi?
Dobbiamo fare una denuncia per abbandono o maltrattamento di animali?
A rispondere c'e' Gaia Lex, centro di azione giuridica per gli animali e l'ambiente creato dall'associazione Gaia Animali & Ambiente Onlus, che si occupa di intraprendere ogni iniziativa legale opportuna in favore degli animali e dell'ambiente.
Gaia Lex - spiega una nota - si avvale di un pool di giovani avvocati esperti di legislazione animale ed approda ora anche a L'Aquila e provincia.
Grazie alla disponibilita' dell'avvocato Valentina Di Benedetto - civilista e penalista di Sulmona - e' attivo un nuovo punto di riferimento Gaia Lex, appunto a L'Aquila e provincia. "Gaia Lex nasce per dare una risposta alla richiesta di assistenza legale da parte di cittadini e associazioni sulle tematiche ambientali e sulla difesa degli animali sul territorio provinciale", spiega il presidente di Gaia, Edgar Meyer.
"I suoi scopi principali sono quelli di garantire ai cittadini consulenza, assistenza e supporto concreto in materia di t utela degli animali al fine di assicurare un intervento in difesa degli interessi lesi".
Gaia Lex e Gaia Lex L'Aquila si rivolgono anche alle istituzioni per instaurare una collaborazione volta alla produzione e alla applicazione del le norme necessarie a tutelare i diritti dell'ambiente e degli animali che promuovano la coscienza ambientalista e animalista al fine di pervenire a soluzioni per migliorare l'ambiente stesso.