Per quelli di seconda generazione, prodotti per esempio da alghe e rifiuti, non sono previsti invece target vincolanti, ma solo un obiettivo indicativo dello 0,5%, che gli Stati membri possono decidere di aumentare. Il vantaggio però sarà che questi biocarburanti più innovativi conteranno il doppio rispetto agli altri nel raggiungimento del target per il 2020. I produttori di biocarburanti comunicheranno agli Stati membri e alla Commissione Ue il livello stimato di emissioni di CO2 provocato dal cambio di destinazione d'uso dei terreni destinati alle colture alimentari per produrre biocarburanti (il cosiddetto 'fattore Iluc').
Toccherà poi all'esecutivo Ue riferire a Consiglio ed Europarlamento, basandosi su dati scientifici, sull'inclusione dell'Iluc negli attuali criteri di sostenibilità. Non a caso questa modifica alla normativa Ue e' stata sollecitata soprattutto dagli ambientalisti, preoccupati da tempo per gli effetti negativi dei biocarburanti 'tradizionali', che impiegano terreni che potrebbero essere usati invece per produrre cibo, mentre terra extra viene sottratta alle foreste, aumentando la CO2 prodotta. Dopo questo voto finale di Strasburgo, secondo la tabella di marcia la direttiva dovrebbe essere formalmente adottata dal Consiglio Ue entro la fine di giugno, per poi entrare in vigore nel 2017.
FONTE: ANSA
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